World Maritime Day 2020: focus sul Mediterraneo

Oggi si festeggia il World Maritime Day, la Giornata Mondiale del Mare, istituita per richiamare l’attenzione sull’importanza delle attività marittime. Il 2020 è un anno difficile per il settore della navigazione, a causa della pandemia di COVID-19, e ha comportato molte difficoltà per le persone migranti che attraversano il Mediterraneo e per coloro che prestano loro soccorso. In alcuni casi, infatti, le persone migranti sono rimaste bloccate a bordo di navi private o commerciali a causa del negato permesso di sbarco in porti sicuri, mentre le operazioni SAR di diverse ONG sono state ostacolate, causando numerose vittime in mare. Questi fatti hanno spinto i gruppi di difesa dei diritti umani e le organizzazioni che si occupano di migrazione a condannare le azioni di Paesi come Malta, o la Grecia, sollecitando l’UE a trovare soluzioni condivise per la gestione delle persone che cercano rifugio e una vita migliore in Europa.

Ultimi eventi nel Mediterraneo

Lo scorso giugno abbiamo sottolineato come alcuni governi stessero approfittando della pandemia per trascurare gli obblighi legali di assistenza in mare: gruppi di persone migranti sono state confinate su imbarcazioni turistiche non adeguate, mentre alcuni vascelli che trasportavano migranti sono stati rimandati in Libia. Sebbene da allora le restrizioni dovute al COVID-19 siano state in parte ridotte, per coloro i quali tentano di attraversare il mare per raggiungere l’Europa la situazione è rimasta immutata. Gli ultimi due mesi sono stati segnati da quello che è stato definito ‘il più lungo stallo nella storia marittima europea’: 27 persone sono rimaste bloccate su una petroliera per ben 38 giorni. Il 5 agosto, la nave danese Maersk Etienne ha risposto alle richieste delle autorità maltesi di prestare soccorso all’imbarcazione. In seguito, Malta ha negato il permesso di sbarco e la petroliera è rimasta bloccata in mare per settimane, fino a quando le persone migranti sono state trasferite sulla nave Mare Jonio, gestita dalla ONG Mediterranea. Il governo italiano ha finalmente autorizzato lo sbarco in Sicilia il 2 settembre. In modo simile, anche alla nave di soccorso Sea-Watch 4 è stata negata l’autorizzazione a sbarcare e sono stati necessari 11 giorni prima di riuscire a portare in Sicilia le 353 persone migranti a bordo, tra cui quelle salvate dalla Louise Michel, la nave finanziata da Banksy.

La strage delle persone migranti non si è fermata negli ultimi due mesi.A metà agosto almeno 45 rifugiati e richiedenti asilo, tra cui 5 bambini, sono morti in un tragico incidente al largo della costa libica causato dall’esplosione del motore dell’imbarcazione sulla quale si trovavano. I 37 sopravvissuti al naufragio, originari principalmente dal Senegal, Mali, Chad e Ghana, sono stati salvati da pescatori locali e trattenuti in Libia dopo lo sbarco. Inoltre, almeno altre 24 persone migranti sono annegate dopo che la loro imbarcazione si è rovesciata al largo della Libia a metà settembre.

La risposta delle ONG e dei gruppi di difesa dei diritti umani

In seguito a questi eventi, le ONG e i gruppi di difesa dei diritti umani hanno fermamente condannato le azioni dell’EU e dei suoi Stati membri. In primo luogo MSF, che è recentemente tornata nel Mediterraneo per intraprendere le operazioni di Ricerca e Soccorso, ha affermato che gli Stati europei stanno “condannando le persone ad annegare bloccando le operazioni di salvataggio”. Human Rights Watch (HRW) parla di un “cinico gioco di stallo”, nel quale i migranti vulnerabili e i loro soccorritori restano bloccati per settimane su imbarcazioni sovraffollate, mentre i governi europei discutono sulle reciproche competenze in merito agli sbarchi.

Mentre era in corso lo stallo della Maersk Etienne, Amnesty International, nel suo ultimo report, ha accusato il governo maltese di fare ricorso a “misure pericolose e illegali” nella gestione degli arrivi di rifugiati e persone migranti via mare,  esponendole a ‘terribili sofferenze’. Nel report, i gruppi di difesa dei diritti umani evidenziano tattiche come accordi per respingimenti illegittimi in Libia, il dirottamento di imbarcazioni verso l’Italia, la detenzione illegale in acque maltesi di centinaia di persone su navi mal equipaggiate, e la firma di nuovi accordi con la Libia per fermare le partenze verso Malta.

Azioni necessarie

In seguito a questi episodi, le organizzazioni che si occupano di migrazione e di diritti umani, tra cui OIM e UNHCR, hanno chiesto il potenziamento delle attività SAR e che i responsabili delle violazioni cambino il loro approccio alla situazione. Amnesty, insieme a HRW, sostiene fermamente che a livello europeo occorre trovare un accordo tra gli Stati membri e stabilire procedure certe per una responsabilità condivisa. Secondo HRW, grazie a tale accordo i Paesi che affacciano sul Mediterraneo non avrebbero più valide ragioni per negare il permesso di sbarco alle persone salvate.

Vie Sicure e Legali

Sebbene aumentare la capacità di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo e sottoscrivere accordi a livello europeo in merito agli sbarchi siano passi cruciali, allo stesso tempo, è estremamente necessario intraprendere azioni che impediscano alle persone di mettere a rischio la propria vita. I rifugiati e i richiedenti asilo dovrebbero avere una valida alternativa ai viaggi pericolosi per raggiungere l’Europa. MOAS tramite la campagna per #VieSicureELegali promuove uno sforzo congiunto tra governi, ONG e società civile per implementare modalità di accesso regolari come i corridoi umanitari, i visti per studenti, i ricongiungimenti familiari o i visti per motivi di salute.

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