VIE SICURE E LEGALI & COVID-19

 

MOAS ha avviato una campagna per l’implementazione e l’espansione di vie sicure e legali. Senza corridoi umanitari, le persone migranti sono nelle mani di trafficanti di esseri umani, a rischio di violenza, fame e sfruttamento, e sono costretti a mettere a rischio le proprie vite intraprendendo viaggi sempre più pericolosi, ai quali in molti non sopravvivono.

La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto senza pari sulle restrizioni dei confini. A metà aprile, almeno 3 paesi su 4, dove vive il 91% della popolazione mondiale, avevano già imposto diverse forme di chiusura dei confini per rallentare la diffusione del virus. Per chi fugge da povertà, persecuzione o conflitti, tali restrizioni hanno reso ancor più difficili le possibilità di trovare sicurezza e protezione.

Il COVID-19 ha enfatizzato la marginalizzazione di cui migranti e rifugiati sono vittime. Gli esperti di migrazioni hanno segnalato come alcuni governi stiano traendo vantaggio dalla pandemia per ampliare le misure anti-migratorie e trascurare l’obbligo legale di soccorrere le persone in difficoltà. L’UNHCR ha dichiarato che, tra i 167 paesi che hanno chiuso parzialmente o totalmente i propri confini a causa del COVID-19, 57 di questi non hanno fatto eccezioni per i richiedenti asilo. Nel frattempo, il virus è stato anche utilizzato come giustificazione per ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, come dimostrato dai governi di Malta e Italia che all’inizio di aprile hanno dichiarato i loro porti non sicuri per lo sbarco di persone salvate in mare.

Ultimi eventi nel Mediterraneo

Ad aprile abbiamo mostrato come le imbarcazioni Alan Kurdi e Aita Mari fossero state abbandonate dalle autorità italiane e maltesi dopo aver intrapreso missioni di soccorso. Tuttavia, in seguito, entrambe le navi sono state sequestrate dalle autorità italiane, per “irregolarità tecniche e operative”. La decisione, definita “grottesca” da Seawatch, proprietaria  della Alan Kurdi, ha comportato l’impossibilità per l’organizzazione di poter intraprendere attività di salvataggio durante tutto il mese. Di recente si sono verificati altri eventi che coinvolgono le autorità maltesi, come inchieste sull’intercettazione, da parte delle Forze Armate Maltesi, di un’imbarcazione che trasportava 101 persone migranti che, dopo essere stata rifornita di provviste e carburante, ha ricevuto l’ordine di proseguire verso l’Italia. Inoltre, il 15 aprile, una nave privata ha intercettato un’imbarcazione che trasportava migranti in difficoltà e, si presume dietro ordine delle autorita’ maltesi,  li ha riportati nei centri di detenzione libici. Almeno cinque persone sono decedute prima che l’imbarcazione raggiungesse la Libia. Inoltre, circa 425 persone migranti sono state fatte sbarcare a Malta dopo essere state trattenute fuori delle acque territoriali maltesi per oltre cinque settimane su alcune navi private noleggiate dal governo dell’isola.  

A seguito di questi eventi, le organizzazioni umanitarie hanno condannato tali azioni, mentre le agenzie per la migrazione hanno sollecitato gli Stati europei ad assistere chi ha difficoltà in mare. L’OIM e l’UNHCR, in particolare, hanno unitamente espresso le loro preoccupazioni sugli Stati europei che ignorano o ritardano le risposte alle segnalazioni di emergenza, e hanno insistito sugli obblighi legali di assistere immediatamente le persone in difficoltà.

Tentativi di traversate ad aprile

Nonostante i recenti sforzi da parte di diversi Stati di allontanare i le persone migranti, interrompere le operazioni di ricerca e soccorso e negare gli sbarchi, nulla invece è stato fatto per prevenire il flusso migratorio nella rotta del Mediterraneo centrale. Ad aprile 2020, secondo i dati dell’OIM, 1132 persone hanno tentato la traversata dal Nord Africa verso l’Italia e Malta, più del doppio rispetto ai dati dello stesso periodo nel 2019 (498). I migranti continuano a lasciare la Libia, spinti dai conflitti in corso nel paese e una peggiorata situazione umanitaria. Per molti di loro non c’è altra scelta se non quella di tentare il viaggio attraverso il Mediterraneo in cerca di salvezza.

Scenari futuri

In merito alle migrazioni future, è stato previsto che nel breve periodo, in paesi come la Libia, a seguito delle perdite di vite umane causate dal coronavirus, un maggior numero di persone tenterà di attraversare il Mediterraneo. Tuttavia, nel medio e lungo periodo, gli effetti del Covid-19 potrebbero spingere un numero ancora maggiore di richiedenti asilo verso l’UE.

Questa previsione è stata fornita dall’EASO, l’Agenzia Europea di Asilo, la quale ha dichiarato che sebbene il coronavirus abbia finora ridotto le cifre di richiedenti asilo che raggiungono l’Europa, la pandemia potrebbe comportare maggiori arrivi nel futuro, se i disordini in Medio Oriente e in Africa dovessero inasprirsi. L’insorgere di criticita’ in queste aree potrebbe causare mancanza di cibo e destabilizzare le condizioni di sicurezza, con la conseguente crescita delle persone in fuga e in cerca di asilo. Tutto questo potrebbe condurre ad una situazione critica, soprattutto considerando il fatto che svariati stati stanno già ostacolano i diritti dei richiedenti asilo alla luce del COVID-19.

 Considerazioni finali

Gli eventi recenti e quelli ancora in corso nel Mediterraneo sono molto preoccupanti, e il fatto che ai governi debbano essere ricordati i loro obblighi legali di assistere le persone in difficoltà dimostra una peculiare mancanza di comprensione nei confronti delle persone migranti, in un momento in cui essa risulta anche più necessaria. C’è il pericolo insistente che la pandemia di coronavirus avrà un impatto duraturo sui diritti dei migranti in tutto il mondo, e un’influenza permanente sull’andamento delle migrazioni. Per questo, la necessità dell’implementazione e ampliamento delle #VieSicureeLegali ora è più rilevante che mai.

Per sostenere la nostra campagna per le Vie Sicure e Legali firma la petizione: https://www.moas.eu/safeandlegalroutes/

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