FAQS

MOAS è un’organizzazione umanitaria internazionale, registrata a Malta, UK, Germania e USA, fondata per alleviare la sofferenza umana e assistere comunità vulnerabili in aree di crisi. Siamo un’organizzazione internazionale che fornisce aiuti umanitari ed assistenza medica e realizza progetti a sostegno di rifugiati e migranti in pericolo. Essendo una ONG indipendente, MOAS è stata fondata e continua ad operare sulla base dei principi di umanità, imparzialità e neutralità.

MOAS ha lanciato un progetto umanitario in risposta all’emergenza COVID-19.

In Bangladesh, a Cox’s Bazar, abbiamo trasformato il nostro laboratorio di Shamlapur in un centro per la produzione di mascherine in cotone lavabili e riutilizzabili da distribuire in tutta la regione come misura preventiva con l’obiettivo di rallentare la diffusione del virus.

A Malta, abbiamo lanciato la campagna #MoasMasksMalta per incoraggiare le sarte locali a realizzare mascherine per i rifugiati e i richiedenti asilo che vivono sull’isola

Nel 2014 e nel 2015 MOAS è stato attivo nel Mediterraneo Centrale dove gli equipaggi a bordo della nave SAR, la Phoenix, hanno salvato ed assistito oltre 11.685 persone.

Dall’Ottobre 2015 la Phoenix è stata riposizionata nel Mare delle Andamane in risposta alla crisi dei rifugiati Rohingya in corso. Mentre i Rohingya fuggivano dalle persecuzioni e dalle violenze in Myanmar cercando di raggiungere la Malesia via mare, il nostro team SAR ha cooperato con le parti interessate presenti in Bangladesh, Myanmar, Thailandia, India e Indonesia in un processo volto a raccogliere dati ed intessere nuove relazioni diplomatiche, stabilendo così una rete di scambio di informazioni e advocacy sulle attività SAR nell’area.

Nel Dicembre 2015 l’organizzazione ha esteso le sue operazioni al Mar Egeo in risposta alla crisi alla frontiera fra Grecia e Turchia dove moltissimi Siriani tentavano la traversata per raggiungere l’Europa. MOAS ha operato qui con una seconda nave, la Responder, salvando 1.869 persone durante i 3 mesi di missione.

Nel Giugno 2016 entrambe le navi sono state riposizionate nel Mediterraneo Centrale per far fronte al crescente numero di decessi. Fra Giugno e Dicembre, gli equipaggi MOAS hanno salvato ed assistito quasi 20.000 bambini, donne e uomini.

Il primo aprile 2017 MOAS ha lanciato la sua quarta missione nel Mediterraneo Centrale con una nave SAR, la Phoenix, e utilizzando per la prima volta un aereo. La missione si è conclusa ad Agosto 2017 dopo aver salvato ed assistito 7.286 persone.

Nel settembre 2017 MOAS ha spostato le proprie operazioni nel sud-est asiatico, in risposta all’emergenza dei rifugiati Rohingya al confine tra Myanmar e Bangladesh. Il nostro team ha lavorato per fornire aiuti e assistenza medica agli sfollati.

Dal 2019 abbiamo iniziato la realizzazione di corsi specialistici sulla sicurezza in acqua, in collaborazione con UNHCR e IOM, destinati ai rifugiati Rohingya e alla comunità ospitante del Bangladesh, per fornire competenze in materia di inondazioni e primo soccorso. I partecipanti al corso vengono formati per trasferire le loro conoscenze al resto della comunità.

Nel 2019, MOAS ha lanciato un progetto in Yemen dove siamo impegnati nel fornire aiuti nutrizionali e medici con il nostro partner locale, ADRA Yemen.

Nel 2020, abbiamo ampliato il progetto di erogazione degli aiuti alla Somalia, lavorando con un nuovo partner, IMC – International Medical Corps.

Nel 2021, MOAS ha sviluppato un progetto innovativo per la sicurezza e la risposta agli incendi nei campi profughi, per insegnare ai volontari come fermare la diffusione degli incendi ed estinguerli, salvando vite umane.

MOAS opera anche a Malta, con diverse iniziative per promuovere l’integrazione attraverso l’istruzione e per assistere la comunità migrante.

Nel 2022, MOAS ha iniziato una missione in Ucraina, per portare aiuti medici di emergenza e cure alle persone colpite dal conflitto.

Dal 2017 la situazione nel Mediterraneo centrale è peggiorata e l’accordo politico tra Italia e Libia ha modificato gli assetti nell’area. MOAS non vuole far parte di un meccanismo che non garantisce un porto sicuro a coloro che vengono assistiti e soccorsi in mare. In quanto organizzazione umanitaria, non possiamo prendere parte a un processo che rimette in pericolo le persone vulnerabili. Per questo motivo, nell’agosto 2017, è stato deciso di sospendere le operazioni nel Mediterraneo centrale. MOAS continua a monitorare l’attuale situazione nell’area: siamo pronti a rispondere a qualsiasi cambiamento che ci consenta di riprendere le operazioni, a condizione che sia in linea con i nostri principi umanitari. Nel frattempo, stiamo continuando la nostra campagna per sostenere la creazione di #Viesicureelegali in tutto il mondo.

Sin dall’inizio MOAS ha monitorato le questioni umanitarie globali intervenendo prontamente dove più necessario in risposta agli improvvisi sviluppi delle crisi nel mondo.

Decisi a continuare il nostro lavoro umanitario e sulla base del suo consolidato impegno per alleviare la sofferenza dei Rohingya perseguitati, nel Settembre 2017 MOAS ha deciso di spostare le attività in Sud-Est Asiatico per portare aiuti ed assistenza ai rifugiati Rohingya.

Oltre 742.000 Rohingya hanno oltrepassato la frontiera dal Myanmar al Bangladesh, dove hanno un disperato bisogno di cibo, alloggio e assistenza medica. Molti vivono in campi profughi con scarso accesso agli aiuti umanitari. Riconoscendo la necessità del nostro modello operativo dinamico e in rapido movimento, MOAS ha creato due stazioni mediche a Cox’s Bazar, in Bangladesh, fornendo cure mediche e assistenza.  Oggi forniamo corsi specialistici ai rifugiati Rohingya e alla comunità bengalese ospitante sulla sicurezza in acqua per far fronte alle inondazioni causate dai monsoni.

Sì. Nell’Ottobre 2015 la Phoenix si è spostata nel Golfo del Bengala per 7 mesi con lo scopo di fare un sopralluogo e lavorare con le parti interessate in Bangladesh, Myanmar, Thailandia, India, Malesia e Indonesia in un processo volto a raccogliere dati ed intessere nuove relazioni diplomatiche, stabilendo così una rete di scambio di informazioni e advocacy sulle attività SAR nell’area. L’organizzazione sorella del MOAS, Xchange, ha condotto una ricerca fra 1000 Rohingya in Myanmar e Bangladesh che è consultabile qui).

I Rohingya sono una minoranza musulmana che vive nello Stato di Rakhine in Myanmar, lungo il Gonfo del Bengala dal Bangladesh al Delta dell’Irrawaddy.

I Rohingya parlano Rohingya, un dialetto diverso da quello parlato nello Stato di Rakhine e in Myanmar. Non sono stati riconosciuti fra i 135 gruppi etnici del paese ed è stata loro negata la cittadinanza in Myanmar dal 1982.

Nonostante vivano in Myanmar dal XII secolo, il governo del Myanmar li considera immigrati irregolari. Dal 1824 con l’inizio della colonizzazione britannica e durante il governo inglese fra il 1824 e il 1829 in Myanmar c’è stato un notevole afflusso di lavoratori provenienti dai paesi confinanti. Dato che gli inglesi amministravano il Myanmar come una provincia indiana, consideravano questo spostamento un movimento interno. Dopo l’indipendenza, il governo ha ritenuto illegale questo tipo di migrazione e quindi ha negato la cittadinanza ai Rohingya.

Attualmente si stima che ci siano 1,1 milioni di Rohingya in Myanmar, per lo più situati nell’area a nord dello stato di Rakhine. In seguito alle violenze scoppiate nel 2012 e nel 2016 oltre 120mila Rohingya vivono in squallidi campi per sfollati interni (IDP) nella parte centrale dello stato di Rakhine.

Per decenni, i Rohingya hanno cercato riparo da conflitti e persecuzioni nei paesi vicini. Fino a Luglio 2017, oltre 33.000 Rohingya ufficialmente registrati vivevano in due campi a Cox’s Bazar in Bangladesh, mentre più di 80.000 rifugiati si trovano in campi di fortuna nell’area circostante. Ulteriori violenze nello Stato di Rakhine, iniziate a partire dal 25 Agosto 2017, hanno costretto 742.000 persone a fuggire oltre il confine con il Bangladesh e in migliaia si sono diretti verso i campi a Cox’s Bazar. La velocità e la portata degli arrivi hanno creato una grave situazione umanitaria.

Il Bangladesh accoglie i rifugiati Rohingya già da 30 anni, ma anche al di là dell’escalation della crisi dei rifugiati Rohingya, il Paese sta affrontando una crisi umanitaria al suo interno.

Il Bangladesh è uno dei paesi più esposti a eventi disastrosi a livello mondiale, con milioni di persone colpite dalle inondazioni ogni anno.

Mentre il paese ha compiuto progressi significativi nella riduzione della povertà, la sua densità di popolazione estremamente elevata e la vulnerabilità ai cambiamenti climatici fanno sì che le risorse scarseggino.

Il Bangladesh, come molte altre nazioni, è stato colpito dalla pandemia di Covid19, che ha messo in crisi infrastrutture sanitarie già allo stremo.

In un simile contesto è necessario sensibilizzare e agire per mitigare la crisi dei rifugiati Rohingya.

Dal 2019, rispondendo a una chiamata del Gruppo di coordinamento intersettoriale, ci sono state fornite competenze nella formazione sulla sicurezza dell’acqua e delle inondazioni destinata ai rifugiati Rohingya e alla comunità ospitante del Bangladesh. Abbiamo formato più di 3000 volontari in collaborazione con i nostri partner, fino al 2020.

Nel 2021, abbiamo avviato un programma per formare volontari su come rispondere rapidamente all’emergenza incendi nei campi profughi, come parte di una più ampia programmazione per la riduzione del rischio di catastrofi.

MOAS è stato progettato e realizzato da Christopher e Regina Catrambone, insieme ad uno staff di professionisti nel campo della ricerca e soccorso, ed è stato avviato nel 2014. La prima missione -durata 60 giorni- è stata finanziata dai nostri fondatori e dalle donazioni di privati cittadini.

Dal 2015 MOAS è stato finanziato con fondi privati e sovvenzioni pubbliche, iniziative di raccolta fondi, fondazioni e aziende private. Anche i nostri partner operativi -fra cui MSF, Emergency e Croce Rossa Italiana col supporto della Federazione Internazionale della Croce Rossa- hanno sostenuto attivamente la nostra missione.

Nell’Ottobre 2016 MOAS ha ricevuto la prima sovvenzione dall’Agenzia Svizzera per lo Sviluppo che di fatto è stato il primo contributo proveniente da un ente parastatale.

Oggi MOAS continua ad essere finanziata principalmente da fondazioni, aziende private e donazioni di cittadini.

SOSTENITORI E AMBASCIATORI MOAS

  • Coldplay
  • Colin Firth
  • Michael Fassebender
  • Marama Corlett
  • Foxes
  • Babou Ceesay
  • Charlie Gilmour
  • Maximo Park
  • Broomberg & Chanarin
  • Alfredo Jaar
  • GOIN
  • Robert Macfarlane
  • Joseph Calleja
  • Luke Azzopardi
  • Joss Stone
  • Passenger
  • Kelly White
  • Miyuki Sugihara
  • TAP Music
  • People and Skin
  • The Phoenicia Malta
  • Gracey’s
  • Studio Treble
  • xpose360

Abbiamo bisogno di supporto ad ogni livello per far sì che la nostra missione continui e far conoscere la sofferenza di chi si trova dove operiamo.

Le donazioni rendono possibili le nostre attività umanitarie. Puoi fare una donazione cliccando qui o lanciare la tua campagna di raccolta fondi sulla nostra piattaforma dedicata.

Se desideri maggiori informazioni o rappresenti una fondazione o un’azienda privata che vorrebbe collaborare con MOAS da un punto di vista operativo o di raccolta fondi o se vuoi sostenerci, mandaci una mail a [email protected].

MOAS è anche sempre alla ricerca di nuovi volontari:

  • se vuoi dedicare un po’ del tuo tempo scrivendo articoli di blog su argomenti umanitari, diritti umani e advocacy con il nostro dipartimento di comunicazione, invia un’e-mail a [email protected] e mettiti in contatto con il nostro team
  • se vuoi aiutarci nelle aree operative, e se ritieni che le nostre attività siano in sintonia con le tue competenze, invia il tuo CV e una lettera di motivazione via email a [email protected]
  • se risiedi a Malta e stai cercando opportunità di volontariato sull’isola, puoi iscriverti al nostro gruppo Facebook “MOAS Volunteers Hub” e trovare tutte le nostre attività

MOAS emette ricevute per le detrazioni fiscali applicabili a Malta, in Italia, nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti, a condizione che le donazioni vengano convogliate attraverso la piattaforma pertinente. Seguire le istruzioni sulla pagina delle donazioni facendo clic qui o inviandoci un’e-mail per ricevere informazioni su come effettuare le donazioni all’indirizzo [email protected].

La riduzione del rischio di disastri (DRR) è un approccio sistematico per identificare, valutare e ridurre il rischio di disastri. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi (UNDRR), “la DRR mira a prevenire nuovi e ridurre il rischio di catastrofi esistente e gestire il rischio residuo, che contribuiscono a rafforzare la resilienza e quindi al raggiungimento dello sviluppo sostenibile”. Quindi, per quanto questo disastro sia causato, sia esso causato dall’uomo, sia esso naturale, sia esso legato alle condizioni meteorologiche, ciò che cerca di fare è cercare di ridurre le vulnerabilità ai disastri delle comunità, siano essi socio-economici o fisici.

Sì. MOAS ha supportato i partner locali per la realizzazione di corsi di formazione sulla sicurezza in acqua nei campi profughi e ha sviluppato progetti per la risposta antincendio.

Questi programmi fanno uso di attrezzature specifiche e forniscono ai primi soccorritori le conoscenze e le competenze per condurre il soccorso in sicurezza, e quindi salvare vite umane quando si verifica un disastro.

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