Salvare vite umane sul fronte ucraino. La storia delle donne coraggiose in occasione della Giornata Internazionale della Donna

In occasione della Giornata Internazionale della Donna, dedicata dalle Nazioni Unite al tema “Invest in women: Accelerate progress”, MOAS intende mettere in luce il valore e l’importanza delle donne all’interno delle nostre missioni, e in particolar modo in quella che da due anni portiamo avanti in Ucraina.

All’interno del nostro team, composto da 150 medici, paramedici e autisti, numerose sono le donne che con estremo coraggio e dedizione, hanno svolto un ruolo fondamentale nel salvare 40.000 persone sul fronte e oltre 25.000 pazienti nelle comunità locali.  Sono tante le storie di chi ha messo la propria vita in stand-by per condividere le proprie competenze con la società, impegnandosi in una difficile situazione di conflitto per salvare chi ne ha di bisogno. È possibile leggerne alcune nel nostro ultimo libro, Sirens of Hope, recentemente presentato a Londra, per raccontare le difficili condizioni e il coraggio dei nostri medici che lavorano sul fronte del conflitto in Ucraina.

La storia di Inna 

Inna è una di loro. Fino al 24 febbraio 2022 conduce una vita “normale” ma non sa che da un momento all’altro la guerra sconvolgerà ogni abitudine, ogni parvenza di ordinaria routine, e anche il suo lavoro di medico. Quella fatidica mattina, a differenza delle altre che le avevano preceduto, il telefono di Inna squilla alle sei del mattino e a quella chiamata ne seguiranno tante altre. Sono i suoi familiari e gli amici che la chiamano per comunicarle una notizia inimmaginabile: il conflitto è iniziato, l’Ucraina è sotto attacco. Così si reca subito al lavoro e inizia il rifornimento dei pronto soccorso, la ricerca di ripari, di medicine e medicazioni. Il secondo giorno di guerra, Inna, senza ancora aver realizzato la situazione nella quale si trovava, inizia ad operare in un ospedale militare.

Alla fine del 2022 Inna decide di unirsi al team MOAS. Da oltre un anno Inna cura le gravi ferite di chi rischia di morire sul fronte, in drammatiche condizioni, e ascolta le storie di molte persone, testimonianze inimmaginabili, colme di sofferenza, come quella che si può provare soltanto in guerra. Salvare vite umane sembra quasi un modo per sentire meno la paura e guardare in faccia la speranza. Pensando al passato e al futuro, alla famiglia, a quando tutto questo finirà e si potrà tornare alle vecchie care abitudini, come quelle sere autunnali nelle quali si sedeva a lavorare la maglia, la speranza di Imma, sebbene ogni tanto vacilli, immagina spesso il giorno in cui potrà celebrare un nuovo inizio per l’Ucraina.

Cosa significa essere un’infermiera sul campo – Le parole di Alina   

Alina, che prima del conflitto operava come fisioterapista a Kiev, con una formazione da paramedico-ostetrica, si è unita a MOAS alla fine di marzo 2022 ed è stata il primo membro dello staff di lingua ucraina. Nel libro MOAS descrive la sua esperienza con queste parole: “Ricordo chiaramente il mio primo paziente. Lo stavamo aspettando da qualche tempo. Quando lo abbiamo ricevuto ed esaminato, dopo avergli somministrato le medicine di cui aveva bisogno, lo abbiamo portato rapidamente in ospedale. Aveva una ferita addominale, era cosciente e abbastanza stabile. I medici militari che lo hanno portato da noi avevano applicato con cura le bende, che hanno impedito ulteriori traumi. Quando lo abbiamo portato in ospedale ho fatto un sospiro di sollievo: era andato per il meglio. È stato un viaggio pieno di adrenalina […].

Ho imparato a riconoscere il gusto e l’odore della guerra. È pieno, diverso da qualsiasi altra cosa che abbia mai incontrato. È cenere, polvere, polvere da sparo, sangue secco, alcool e guanti. Non è certo piacevole, ma è particolare […].

Vorrei dire qualcosa in merito ai nostri medici e al nostro team. Abbiamo tutti un obiettivo comune: aiutare il nostro popolo a sopravvivere a questa guerra, e per questo vogliamo ringraziare tutti coloro che ci aiutano, che ci sostengono, che ci aiutano dall’estero, che raccontano le nostre storie e diffondono informazioni.  Questi sforzi ci tengono uniti e ci danno la forza di andare avanti. Ogni donazione dall’estero permette di salvare la vita di qualcuno perché ci dà la possibilità acquistare un ago di decompressione o un sigillo toracico”.

Conclusioni

Noi di MOAS siamo estremamente grati a Imma, Alina e a tutte le colleghe che ogni giorno fanno del loro meglio per salvare vite umane mettendo a rischio le proprie. La loro competenza, il loro coraggio e la loro resilienza le rendono delle moderne eroine che contribuiscono a cambiare in meglio il mondo, a resistere, a gettare il cuore al di là degli ostacoli. Per questo motivo non possiamo non dedicare a loro questa giornata, ricordando, come affermato delle Nazioni Unite, che investire sulle donne e assicurare condizioni di parità e di autodeterminazione è una condizione fondamentale sancita da ogni carta universale dei diritti umani. Purtroppo, la strada da fare è ancora lunga. Nonostante l’impegno delle donne e delle ragazze nel superare gli ostacoli e abbattere molteplici stereotipi, sono ancora troppi gli episodi di emarginazione, disparità e violenza in ogni parte del mondo. E per questo motivo anche gli uomini devono contribuire alla diffusione di un modello diverso. Impegnarsi affinché ciò si possibile per tutte, rende migliore la vita di ciascuna donna e bambina e dell’intera società.

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