L’INSICUREZZA ALIMENTARE IN SOMALIA – INTERVISTA CON IMC SOMALIA

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L’insicurezza alimentare e la fame rappresentano un problema grave in troppe parti del mondo e per questo una delle nostre priorità è assistere le comunità e i Paesi colpiti da questa minaccia, ulteriormente aggravata dalla pandemia di COVID-19. Per questo motivo effettuiamo spedizioni di aiuti alimentari in paesi come lo Yemen e la Somalia, dove le crisi umanitarie hanno causato livelli estremamente elevati di insicurezza alimentare e malnutrizione.

In Somalia, dove abbiamo inviato lo scorso anno, i nostri partner locali International Medical Corps Somalia gestiscono la distribuzione del cibo supplementare pronto per l’uso Plumpy’Sup™ donato dal nostro partner fornitore Edesia. Viene distribuito a bambini, donne e uomini affetti da malnutrizione acuta moderata.

Questa settimana abbiamo intervistato Naomi Mwikali, Nutrition Coordinator di International Medical Corps Somalia, per meglio approfondire il loro lavoro e le sfide che devono affrontare nell’operare in Somalia, un paese afflitto da molteplici problemi.

 

Quali sono le principali cause dell’insicurezza alimentare in Somalia?

Naomi Mwikali: “La Somalia è un Paese che presenta situazioni umanitarie complesse, ma la causa principale dell’insicurezza alimentare al momento è l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari dovuto a una combinazione di fattori: Covid-19, siccità, inondazioni, invasioni di locuste e malattie. Sfortunatamente, dopo tanti anni di crisi, qui in Somalia stiamo assistendo a un calo del sostegno umanitario, la cosiddetta “donor fatigue”. Le donne e i bambini, inoltre, affrontano difficoltà specifiche. In Somalia solo il 21% dei bambini al di sotto dei 6 mesi viene allattato esclusivamente dalle madri e solo l’11% ha accesso a una dieta minima accettabile. L’accesso all’acqua pulita è un altro problema. Per le madri lo stress legato agli sfollamenti forzati o ad altre tensioni familiari può causare problemi di salute mentale. Ciò peggiora l’insicurezza alimentare in casa, perché se chi bada alla famiglia non è in grado di fornire cibo, questo avrà pesanti ripercussioni sul nucleo familiare.”

In che modo il cambiamento climatico influenza la produzione e la distribuzione del cibo?

NM: “Dal 1990, la Somalia ha subito circa 30 gravi eventi legati al cambiamento climatico, tra cui 12 carestie e 19 inondazioni. Questi numeri sono triplicati dagli anni ’90. Quest’anno oltre l’80% del Paese è già colpito dalla siccità, mentre in altre zone l’aumento delle piogge ha causato inondazioni.

Quindi, nella regione centrale di Mudug, la siccità e la mancanza d’acqua stanno spingendo le persone a spostarsi nei campi per sfollati. Invece, dall’altra parte, abbiamo un fiume che ha rotto gli argini e persone colpite dalle inondazioni. La Somalia deve quindi affrontare due situazioni che comportano due effetti distinti allo stesso tempo. Le inondazioni lasciamo spesso le persone senza cibo e servizi essenziali e il personale medico è costretto ad utilizzare barche per raggiungere i villaggi. La siccità costringe le comunità ad allontanarsi dalle aree in cui abbiamo stabilito cliniche e quindi dobbiamo seguirle. Tutto questo fa aumentare i prezzi. Anche il costo dell’acqua sale alle stelle, perché durante le inondazioni questa si contamina facilmente e ciò costringe le persone a percorrere lunghe distanze per cercare sorgenti pulite. Questo a sua volta porta a cattive pratiche igieniche e quindi alla diffusione di malattie. I problemi legati al cambiamento climatico sono tutti collegati tra loro”.

 

Quali conseguenze ha avuto per la Somalia la pandemia di Covid-19?

NM: “Le principali organizzazioni umanitarie in Somalia lavorano già con finanziamenti molto limitati, quindi a volte siamo costretti a dare la priorità all’assistenza ai più vulnerabili. Il COVID-19 mette ulteriormente sotto pressione il sistema sanitario già sovraccarico.

Le restrizioni legate alla pandemia hanno interrotto i servizi di trasporto, limitando la circolazione delle forniture, inclusi alimenti e medicinali essenziali. Ciò ha portato a un aumento dei prezzi del cibo, che compromette la sicurezza alimentare delle famiglie. Inoltre, a causa della pandemia, gli altri Paesi hanno tenuto per sé provviste salvavita, e ciò significa che abbiamo pochissimo o nulla che arriva dall’esterno. Un’altra sfida significativa è rappresentata dal fatto che un terzo delle persone in Somalia vive in campi profughi sovraffollati e questo comporta difficoltà nel seguire le misure di contenimento legate al Covid-19.”

Quali sono le principali ripercussioni dell’insicurezza alimentare sulla popolazione somala?

NM: “L’insicurezza alimentare fa migrare le persone. La migrazione può aggravare il rischio di violenza di genere, inclusa la vulnerabilità alla violenza sessuale, ad esempio, a causa della mancanza di rifugi sicuri. Le madri potrebbero essere troppo impegnate a cercare il prossimo pasto per potersi concentrare sull’allattamento al seno o sulla cura del bambino, e questa è una delle principali cause di malnutrizione. Le famiglie ricorrono a volte a metodi di sopravvivenza estremi, come ridurre il numero di pasti in un giorno o nutrire solo i bambini, ma comunque non in modo adeguato, poiché non hanno il cibo adatto.”

Quali sono le attività di IMC in Somalia?

NM: “In una situazione complessa come quella della Somalia, è necessario un approccio intersettoriale o multisettoriale. Abbiamo un intero settore sanitario e medico: gestiamo ospedali con personale specializzato, acquistiamo farmaci e in generale supportiamo il Ministero della Salute.

Le provviste fornite da MOAS vengono utilizzate per il nostro screening nutrizionale, durante il quale visitiamo le famiglie per vedere se i bambini sono malnutriti. In tal caso, vengono ammessi per ricevere cure presso una struttura sanitaria. Quindi eseguiamo il monitoraggio della crescita, che include l’integrazione di vitamina A, la vaccinazione e i controlli dello sviluppo. In caso di problemi, il bambino riceverà cibo e cure aggiuntive.

Ci occupiamo della gestione ambulatoriale della malnutrizione acuta, ed è qui che le scorte che MOAS ci spedisce ci tornano utili. Abbiamo centri in cui vengono trattati bambini gravemente o moderatamente malnutriti.

Gestiamo anche programmi di malnutrizione materna e infantile principalmente per madri e bambini sotto i cinque anni. Supportiamo le madri durante la gravidanza, dando consigli su dieta, assistenza sanitaria prenatale, integratori e così via e le incoraggiamo a partorire presso la struttura. Gestiamo anche una clinica postnatale per supportare l’allattamento al seno e l’alimentazione di bambini con esigenze di salute speciali, incluso l’HIV.

Coordiniamo anche gruppi di sostegno da madre a madre in cui si discutono questioni come l’allattamento al seno e l’alimentazione. La comunità le sostiene con lezioni di cucina e insieme sviluppano ricette per imparare a preparare pasti equilibrati per le famiglie.

Facciamo anche promozione di educazione sanitaria e nutrizionale generale, ad esempio insegnando alle madri come coltivare in proprio gli ortaggi o allevare piccoli animali, come polli o conigli, che potrebbero portare un piccolo reddito o nutrire la famiglia.

I nostri programmi WASH – Water and Sanitation and Hygiene – si concentrano principalmente sul trasmettere alle comunità nozioni sulle pratiche igieniche, sulla costruzione di latrine e l’importanza del loro utilizzo, nonché sulla posa di pozzi per l’accesso all’acqua. Nei campi per sfollati, dove non possiamo praticare fori, forniamo autocisterne per l’acqua.

All’interno di tutti questi programmi abbiamo anche una sezione di protezione, per affrontare i problemi di violenza di genere per le donne e fornire loro un’adeguata assistenza”.

 

Che importanza hanno oggi le consegne di cibo e alimenti terapeutici, come quelli forniti da MOAS e IMC, per le comunità in crisi?

NM: “Il finanziamento è sempre un problema e la carenza di fondi significa che non possiamo sempre soddisfare le esigenze delle comunità. La fornitura di provviste significa molto: le donazioni di Edesia e MOAS ci aiutano a sostenere i bambini quando sono moderatamente malnutriti, il che significa che potremo salvare molte vite. Quando MOAS manda le spedizioni, garantisce che siamo in grado di rispondere a molte emergenze e problemi. L’assistenza fornita da MOAS è davvero essenziale.”

 

Considerazioni finali

Siamo davvero grati a Naomi e IMC per questi interessanti approfondimenti sulla situazione in Somalia e sul fantastico lavoro che svolgono. Queste testimonianze mostrano come l’insicurezza alimentare e la fame siano fortemente legate a molti altri fattori, quali il cambiamento climatico o la salute mentale, e che un approccio multisettoriale è essenziale per affrontare la situazione. Le spedizioni di aiuti alimentari che MOAS invia in Somalia salvano la vita dei bambini e grazie alla nostra partnership con IMC Somalia possiamo contribuire ad implementare la disponibilità di servizi vitali per le comunità vulnerabili.

*L’intervista è stata tradotta e adattata per ragioni di chiarezza e lunghezza.

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