Bangladesh, combattere gli incendi nei campi profughi Rohingya

Il rischio di incendi rappresenta un pericolo reale per i rifugiati e gli sfollati in tutto il mondo. Insieme alle inondazioni monsoniche, gli incendi costituiscono una delle minacce più pericolose per le infrastrutture e per la sicurezza nei campi profughi Rohingya nella regione di Cox’s Bazar, in Bangladesh e mettono a rischio la vita di migliaia di persone, in particolare donne e bambini.

Secondo il rapporto del Site Management Sector di Cox’s Bazar, nei campi si sono verificati un totale di 172 eventi correlati agli incendi da maggio 2018 a febbraio 2021. Sette di questi incidenti si sono verificati nel 2021. A marzo di quest’anno è scoppiato un enorme incendio che ha causato la morte di 15 persone, ha lasciato oltre 500 feriti ed ha distrutto almeno 10.000 rifugi, provocando lo sfollamento di circa 45.000 rifugiati.

Altri incendi quest’anno hanno colpito decine di migliaia di rifugiati Rohingya. Migliaia di rifugi e strutture di supporto fondamentali come cliniche sanitarie, punti di distribuzione e centri di apprendimento sono stati distrutti. Oltre 550 di questi sono stati ridotti in cenere nell’incendio scoppiato l’11 gennaio 2021 nel campo profughi di Nayapara e 3.500 persone sono state trasferite durante la fase di ricostruzione delle infrastrutture.

Come stiamo affrontando il problema degli incendi

I campi di Cox’s Bazar sono in gran parte costituiti da fragili rifugi di tela, senza spazio tra uno e l’altro: è questo a rendere estremamente facile la propagazione del fuoco, in particolare durante la stagione secca e calda. Considerando i materiali utilizzati nella costruzione dei rifugi, gli incendi che scoppiano nei campi possono comportarsi come un incendio boschivo: la velocità con cui il fuoco si propaga da una struttura all’altra nel campo densamente popolato è impressionante. In aggiunta a questo, l’uso diffuso del gas di petrolio liquido (GPL) per cucinare aggiunge ulteriore complessità e rischio al processo di lotta agli incendi nei campi profughi.

Le autorità antincendio e la protezione civile del Bangladesh (Fire Authorities and Civil Defence – FSCD) si occupano della lotta ai grandi incendi, mentre le Nazioni Unite e altre organizzazioni che lavorano in ambito umanitario hanno creato punti di sicurezza antincendio con secchi di sabbia in tutti i campi e hanno fornito formazione di base sulla sicurezza antincendio ai volontari locali. L’unità FSCD fornisce vigili del fuoco addestrati dotati di autopompe e camion. Tuttavia, la lontananza dei campi e la loro disposizione con passaggi estremamente stretti, possono rendere l’accesso delle autopompe difficile e dispendioso in termini di tempo.
Inoltre, mentre i secchi di sabbia possono essere utili per estinguere gli incendi più piccoli, una volta che un incendio ha preso piede c’è poco da fare per controllarlo con il sistema attuale.

“Secondo un rapporto dell’UE che ha valutato la prevenzione degli incendi, la preparazione e le capacità di risposta nei campi Rohingya nel 2018, si raccomandano una serie di azioni per affrontare il problema degli incendi. L’attenzione è focalizzata sulla necessità di implementare la capacità delle Rohingya Safety Volunteer Units (SUV) nei campi di agire come “primi soccorritori” antincendio aumentando la varietà e la robustezza delle loro attrezzature; e la necessità di affrontare la mancanza di acqua per la lotta antincendio attraverso la dislocazione di piccoli serbatoi (c.a. 1.000 litri) dedicati allo stoccaggio dell’acqua in tutti i campi e la disponibilità di pompe e tubi portatili per i SUV. Tuttavia, nessuna di queste raccomandazioni è stata messa in atto finora”, afferma un esperto di MOAS.

Data la natura prevedibile e inevitabile della minaccia di incendi e l’impatto mortale che possono avere sulla vita dei rifugiati e sui mezzi di sussistenza, è imperativo agire in fretta per identificare le lacune e migliorare la capacità di risposta al fuoco.

MOAS ha condotto un progetto pilota in aprile e maggio con il supporto del WFP e del partner di implementazione Helvetas, per identificare e verificare dei prototipi efficaci per la preparazione in caso di incendio e primo intervento. Basandosi su questo progetto, unico nel suo genere, gli esperti tecnici di MOAS stanno lavorando ad una nuova iniziativa che utilizzi soluzioni innovative per affrontare i pericoli letali posti dagli incendi nei campi sovraffollati, dove vivono oltre 860.000 rifugiati Rohingya fuggiti dalla violenza e dalla persecuzione in Myanmar. Questo nuovo progetto faciliterebbe la piena implementazione di un sistema di risposta agli incendi in tutti i campi Rohingya e si concentra su due aspetti. Il primo è avviare la produzione su larga scala di unità mobili antincendio (Mobile Firefighting Units – MFU), rapidamente dispiegabili e di facile utilizzo, adatte all’uso all’interno dei campi profughi Rohingya. Queste MFU erano già state create con successo nel precedente progetto finanziato dal WFP. La seconda fase del progetto è la formazione di 3000 volontari dell’unità di sicurezza Rohingya sul funzionamento sicuro ed efficace delle MFU. La formazione si concentrerà anche sulla prevenzione degli incendi e sulla manutenzione delle attrezzature.

L’iniziativa è condotta dall’intera agenzia Site Maintenance Engineering (SMEP) in collaborazione con l’ONG Helvetas e con il supporto tecnico di MOAS per progettare, costruire e ideare rapidamente una selezione concreta di prototipi antincendio mobili adatti all’uso all’interno dei campi profughi. Ad aprile, Helvetas/MOAS hanno consegnato una serie di prototipi di unità mobili antincendio (MFU) per la valutazione e le prove sul campo. L’obiettivo è massimizzare l’interoperabilità tra i prototipi previsti nel progetto pilota e i sistemi e le capacità esistenti di FSCD, compreso il rafforzamento delle loro capacità, ove appropriato.

Considerazioni finali

MOAS si augura che le soluzioni identificate per migliorare e affrontare le lacune nei metodi antincendio e nei corsi di formazione nei campi di Cox’s Bazar possano contribuire alle iniziative antincendio nei campi profughi di tutto il mondo. Dal 2017 MOAS opera in Bangladesh, portando aiuto e assistenza ai rifugiati Rohingya; dal 2019 forniamo competenze e consulenza tecnica per l’erogazione della formazione salvavita #FloodAndWaterSafety ai rifugiati Rohingya e alla comunità ospitante.

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