Salvare la vita dei rifugiati Rohingya nel Mare delle Andamane

Una barca che trasportava 185 rifugiati Rohingya è approdata nel distretto di Aceh Besar in Indonesia questa settimana, subito dopo che un’altra imbarcazione di legno con 58 persone a bordo era giunta nella stessa regione a Natale. Inoltre, secondo l’UNHCR, un vascello non idoneo alla navigazione con circa 180 persone sarebbe affondato nel Mare delle Andamane, e almeno 20 Rohingya avrebbero perso la vita in mare nelle ultime settimane, mentre gli stati della regione non hanno fatto alcuno sforzo per salvare le loro vite.

Il gruppo di naufraghi Rohingya è stato trovato in gravi condizioni di salute dopo aver trascorso settimane senza acqua e cibo a sufficienza: le persone erano deboli, sfinite dalla fame e dalla disidratazione, e molte erano malate dopo il lungo e difficile viaggio.

La situazione dei Rohingya nel Mare delle Andamane sta diventando disperata, mentre il numero di uomini, donne e bambini che intraprendono viaggi pericolosi su navi non idonee alla navigazione è aumentato di sei volte quest’anno rispetto al 2021.

MOAS esprime grande preoccupazione per la situazione dei Rohingya nella regione, avendo acquisito una conoscenza approfondita dell’area durante le missioni nel sud-est asiatico. Infatti, tra ottobre 2015 e maggio 2016, MOAS ha monitorato la rotta delle Andamane, che migliaia di Rohingya stavano utilizzando per fuggire dal Myanmar e – in seguito all’escalation della violenza – nell’estate del 2017, MOAS ha condotto un’altra missione di monitoraggio e osservazione, acquisendo ulteriori informazioni in merito a questo percorso migratorio.

Inoltre, in qualità di ONG che dal 2017 fornisce aiuto e assistenza ai rifugiati Rohingya fuggiti in Bangladesh, siamo stati testimoni in prima persona degli orrori vissuti dalle persone che perdono la vita nel tentativo di raggiungere un luogo dove poter vivere in sicurezza. I centri di assistenza primaria di MOAS, o Aid Stations, hanno curato donne, bambini e uomini sfuggiti a violenze e persecuzioni.

Oggi MOAS con il supporto di tecnici esperti organizza corsi di formazione per i rifugiati e per le comunità locali in quell’area: si tratta di programmi di training unici nel loro genere, progettati per aiutare i volontari ad affrontare i pericoli posti da inondazioni e incendi nei campi profughi.

Troppe vite sono già state perse durante le traversate marittime, dopo essere state abbandonate in mare per settimane o mesi. Ancora una volta vittime innocenti vedono infrante contro le barriere dell’indifferenza le loro speranze di una vita migliore. Le persone devono essere salvate, non dovrebbero morire di sete e di fame aspettando un soccorso che non arriverà mai.

I governi regionali dovrebbero prevenire ulteriori tragedie, ma salvare e fornire protezione ai Rohingya bloccati in mare, seguendo le regole fondamentali del diritto marittimo internazionale.

In un’area spesso dimenticata, dove la tragica persecuzione dei Rohingya si svolge in un silenzio quasi assoluto, è necessario fare in modo che le ONG possano aiutare i più vulnerabili. MOAS invita le organizzazioni umanitarie che operano nell’area ad unire le forze e a lavorare insieme per assistere e salvare le persone vulnerabili in fuga da violenze estreme e violazioni dei diritti umani. Negli ultimi anni, troppe donne, bambini e uomini Rohingya hanno già perso la vita nel tentativo di salvare se stessi e le proprie famiglie, alla ricerca di salvezza e di un futuro migliore.

Dobbiamo rimanere umani e garantire che le persone vengano salvate in mare, mentre è necessario implementare un sistema diversificato di #VieSicureELegali in modo che i Rohingya in fuga da persecuzioni e povertà possano raggiungere la loro destinazione senza rischiare la vita.

#NessunoMeritadiMorireInMare

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