Quali saranno le crisi umanitarie nel 2022?

Mentre il 2021 si è ormai concluso, un cupo déjà-vu sta affliggendo la comunità internazionale. Ancora una volta, il numero di persone che necessitano di assistenza umanitaria sta raggiungendo picchi mai visti prima (con un aumento del 17% rispetto al 2021); inoltre, l’importo dei fondi necessari per porre rimedio alle calamità umanitarie è aumentato circa del 17%. Questa informazione arriva dopo che l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha pubblicato il suo rapporto Global Humanitarian Overview (GHO). L’istituzione avvisa che, nel corso del 2022, circa 274 milioni di persone avranno bisogno di aiuto umanitario e che saranno necessari 41 miliardi di dollari per soddisfare la richiesta. Non solo queste cifre sono difficili da digerire, ma arrivano dopo un anno di durissimi fiaschi umanitari, in particolare in luoghi come Myanmar, Yemen, Mozambico, Afghanistan, Etiopia, Sudan e Siria. Questioni come insicurezza alimentare, sfollamento forzato, conflitti, cambiamenti climatici, la pandemia di Covid-19 e il declino economico si sono fuse insieme e hanno provocato danni di entità notevole in tutti questi Paesi.

Detto questo, ecco una panoramica delle tre crisi umanitarie più gravi previste nel corso del 2022.

YEMEN

Precedentemente etichettato dalle Nazioni Unite come il “peggior disastro umanitario del mondo”, occorre prestaremolta attenzione a questo Paese, e agli avvenimenti del 2022. Nel 2014, il collasso sistemico e politico ha alimentato un conflitto devastante e prolungato che, da allora, ha provocato lo sfollamento forzato di 4 milioni di civili. Oltre a questo, il conflitto ha reso insicure dal punto di vista alimentare 16 milioni di persone, la maggior parte delle quali sono donne e bambini. La gravità della situazione alimentare, unita al continuo declino economico, implica che il rischio di grave carestia nel 2022 non potrà essere trascurato. In passato, sono stati compiuti sforzi per tenere a bada la carestia, tuttavia, la mancanza di fondi sta gradualmente erodendo tutti i successi ottenuti in precedenza. A peggiorare le cose, i cambiamenti climatici e la pandemia di Covid-19 stanno esacerbando la fragilità della situazione. I disastri ambientali, come ad esempio le inondazioni, continuano a sfollare famiglie, a distruggere le infrastrutture e a consentire la diffusione di malattie come il colera e la febbre dengue. La pandemia di Covid-19 ha esercitato ulteriore pressione sul già debole settore pubblico e sanitario del Paese. Le Nazioni Unite hanno previsto che 20,7 milioni di persone (circa il 60% della popolazione) avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2022.

Un ulteriore motivo di preoccupazione è il modo in cui donne e bambini sono stati colpiti durante il conflitto. Le cifre sono preoccupanti: 11 milioni di bambini necessitano assistenza, 2 milioni di persone sono sfollati interni e 400.000individui si trovano ora sull’orlo della fame. Il conflitto incessante e il declino economico continuano a ostacolare l’accesso ai servizi sanitari ed educativi per l’infanzia.

Data l’improbabilità di un’attenuazione o di una risoluzione definitiva del conflitto, si prevede che le condizioni in Yemen si deterioreranno nei prossimi mesi e il motivo di preoccupazione più visibile sarà, senza dubbio, il rischio di carestia e grave malnutrizione acuta nella popolazione.

AFGHANISTAN

Forse uno dei maggiori shock del 2021 è stata la presa di Kabul da parte dei talebani ad agosto, in seguito al ritiro delle truppe statunitensi. Scossi dalla paura, i donatori internazionali hanno immediatamente congelato miliardi di aiuti finanziari da cui l’economia afgana dipendeva fortemente. Di conseguenza, lo stato economico del Paese sta degenerando, causando una crisi umanitaria in un contesto che è già stato paralizzato da povertà, conflitti, siccità e disastri ambientali. Anche le preoccupazioni tra i civili sono molto visibili poiché migliaia di persone continuano a scappare dal Paese nel tentativo di vedere i loro diritti fondamentali e le libertà personali rispettati. Secondo l’UNHCR, ci sono ora 3,5 milioni di sfollati interni afgani, di cui 700.000 nel solo 2021.

La fame, a causa del conflitto, della grave siccità, del collasso economico e del Covid-19, è di nuovo una forte preoccupazione per la comunità umanitaria. Babar Baloch, portavoce dell’UNHCR, ha affermato che “quasi 23 milioni di persone, ovvero il 55 per cento della popolazione, stanno affrontando livelli estremi di fame e quasi nove milioni di loro sono a rischio di carestia”. Bisogna anche tenere presente che la situazione è molto probabilmente destinata a peggiorare a causa delle condizioni meteorologiche invernali. Per come sta evolvendo la situazione, e considerato che gli ultimi dati delle Nazioni Unite suggeriscono che 24,4 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria nel 2022, gli esperti ritengono che l’Afghanistan potrebbe diventare il prossimo Yemen.

ETIOPIA

In Etiopia, una serie di problemi mette a rischio  il sostentamento di 25,9 milioni di persone. Il conflitto nel Tigray tra il Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray (TPLF) e il governo nazionale si è esteso alle regioni vicine quali Amhara e Afar. Le conseguenze del conflitto possono essere viste attraverso lo sfollamento forzato di 2,11 milioni di civili, che sono fuggiti dalle loro città natali in cerca di salvezza. Su scala più ampia, tuttavia, le cifre suggeriscono che 4,2 milioni di persone sono sfollate internamente in tutta l’Etiopia.

Sfortunatamente, il conflitto non è l’unico fattore di sfollamento, poiché le condizioni meteorologiche estreme continuano a minacciare il Paese. Inondazioni, siccità e infestazioni di locuste sono state esacerbate dai cambiamenti climatici e rappresentano un’altra minaccia per i civili. L’Etiopia è un paese fortemente dipendente dall’agricoltura e, come abbiamo visto per l’Afghanistan, questi shock climatici interrompono l’accesso alle forniture alimentari, danneggiano l’agricoltura e i principali mezzi di sussistenza e consentono la diffusione di malattie.

La carestia, a seguito del conflitto in corso, i cambiamenti climatici, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e la pandemia di Covid-19 continueranno a rimanere una realtà terrificante nei prossimi mesi. I report umanitari suggeriscono che la fame ha ridotto le persone a mangiare le foglie per sfamarsi. Inoltre, le operazioni umanitarie nelle regioni settentrionali sono sempre più difficili, poiché l’accesso agli aiuti essenziali è stato precedentemente bloccato e saccheggiato dalle forze sia federali che regionali. Purtroppo, questi vincoli di accesso sono stati ulteriormente aggravati dalla carenza di fondi delle Nazioni Unite.

Purtroppo stiamo assistendo ad una tendenza globale in merito a queste catastrofi umanitarie; si diffondono conflitti e disordini politici, causati sia dagli sfollamenti forzati che dalle insicurezze alimentari e poi ulteriormente aggravati dai cambiamenti climatici e dalla recente pandemia. Tutte queste questioni sono gravi, ma noi oggi vogliamo enfatizzare il rischio per 45 milioni di persone nel mondo di dover sopportare gli effetti di una grave carestia. In questo contesto aumentare e sostenere il continuo flusso di aiuti umanitari ai Paesi in maggior difficoltà è una responsabilità di cui deve farsi carico la comunità internazionale.
Anche se in questo articolo sono state analizzate le condizioni in cui versano Yemen, Afghanistan ed Etiopia, non dobbiamo trascurare ciò che sta accadendo in molte altre aree del mondo, come Nigeria, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Somalia, Siria e Sud Sudan.

Considerazioni finali

In conclusione, sicuramente il 2022 porrà sfide molto serie alla comunità internazionale e per poter soddisfare efficacemente le persone più bisognose, la comunità globale dovrà attuare delle misure drastiche. Che si tratti di donazioni, campagne o diffusione della consapevolezza, esortiamo tutti ad informarsi sulla situazione in questi paesi e a fare il possibile per ridurre la sofferenza di milioni di persone. Anche se l’aiuto non è la soluzione definitiva, sicuramente aiuterà ad alleviare alcune delle sofferenze nel 2022 prevenendo la dissoluzione delle economie, provvedendo alle necessità di base e fornendo aiuti per sfamare milioni di persone.

Seguendo quello che stiamo già facendo in Yemen, Somalia e Siria, MOAS continuerà a monitorare queste gravi crisi umanitarie. In questo modo potremmo intervenire prontamente per poter portare assistenza ed aiuti umanitari alle comunità in aree di crisi.

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