MOAS sposta le sue operazioni dal Mediterraneo all’Asia

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In seguito ai recenti sviluppi nell’area del Mediterraneo centrale, MOAS ha deciso di spostare strategicamente le sue operazioni nel Sud-est asiatico.

Prima unità mobile di ricerca e salvataggio in mare, MOAS è stata fondata nel 2014 con l’obiettivo di ridurre le tragiche perdite di vite umane lungo la rotta fatale delle migrazioni.

Il 30 agosto 2014 l’equipaggio di MOAS ha condotto il suo primo salvataggio. Nei tre anni successivi, MOAS ha salvato più di 40mila persone, tra bambini, donne e uomini vittime di violenza, povertà e persecuzione. Non a caso, il suo impegno umanitario è stato riconosciuto di recente dal Consiglio Atlantico.

Il primo aprile 2017 MOAS ha lanciato la sua missione nel Mediterraneo centrale, portando in salvo ben 2000 persone nel solo mese di aprile.

Nel prosieguo della missione, l’equipaggio ha affrontato ogni giorno sfide più impegnative, inclusi il sovraffollamento della nave e il deterioramento delle condizioni psico-fisiche dei migranti assistiti.

Ciononostante, MOAS ha assistito 7,826 persone, oltre studiare e monitorare il complesso scenario del Mediterraneo, sottoscrivendo il Codice di Condotta come atto di fiducia verso il Governo Italiano.

Attualmente però non è chiaro cosa succede in Libia ai danni delle persone più vulnerabili i cui diritti andrebbero salvaguardati in ottemperanza al Diritto internazionale e per difendere il principio di umanità.

MOAS non vuole diventare parte di un meccanismo in cui, mentre si fa assistenza e soccorso in mare, non ci sia la garanzia di accoglienza in porti e luoghi sicuri.

In questo contesto, e nel rispetto dei nostri principi fondativi, MOAS ritiene di voler sospendere le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.

MOAS resta in ogni caso determinata a proseguire la sua azione umanitaria laddove sia necessario.

Lo scorso 27 agosto, Papa Francesco ha richiamato l’attenzione di tutti sulla crescente crisi dei Rohingya in Myanmar.

Così come, nel 2014, MOAS ha seguito l’appello di Papa Francesco ad assistere i migranti lungo il confine del Mediterraneo, oggi rinnova il suo impegno nel golfo del Bengala.

Forte del suo impegno nel monitorare, assistere e alleviare le sofferenze della minoranza Rohingya  crudelmente perseguitata, MOAS ha scelto di spostare strategicamente le sue operazioni nel Sud-est asiatico.

Da lì, MOAS fornirà assistenza e aiuti umanitari ai Rohingya , e lavorerà alla creazione di una sistema organico di trasparenza, sostegno e responsabilità nella regione, dove è in corso un esodo mortale alla frontiera fra Bangladesh e Myanmar.

Nel frattempo continuerà a tenere sotto osservazione le rotte migratorie nel Mediterraneo, pronta a rispondere a quei cambiamenti che consentano di operare secondo i propri principi.

Fin dalla sua fondazione, MOAS ha riconosciuto che l’opera di ricerca e salvataggio non è la soluzione alla crisi migratoria in corso, e continuerà pertanto a supportare l’apertura di canali umanitari sicuri per consentire ai gruppi più vulnerabili di mettersi al sicuro.

MOAS lotterà come sempre per l’affermazione della solidarietà e della speranza per coloro che più di tutti ne hanno urgenza.

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