MADRI SINGLE RIFUGIATE – LA SITUAZIONE A COX’S BAZAR

 

Il 1° giugno ricorre la Giornata Mondiale dei Genitori, una festa istituita per onorare le madri e i padri in tutto il mondo. Questo evento offre l’opportunità di festeggiare i padri e le madri di ogni colore, religione e nazionalità, dedicando un’attenzione particolare a coloro che si trovano in situazioni complesse che rendono difficile crescere i propri figli e mantenere le proprie famiglie unite.

I rifugiati affrontano sfide uniche nell’essere genitori. Tuttavia, i genitori single, e in particolare le donne single con il ruolo di capofamiglia, sono spesso costretti ad affrontare ulteriori difficoltà. A Cox’s Bazar, in Bangladesh, per i rifugiati Rohingya, dove le donne, dopo i bambini, costituiscono la maggioranza della popolazione di rifugiati, essere anche una madre single è estremamente difficile. Secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), al 31 marzo 2020 i genitori single rappresentano la percentuale più alta di persone con bisogni specifici all’interno della popolazione rifugiata del Bangladesh: tra questi, quasi tutte sono donne.

La situazione per tutte le donne Rohingya all’interno di questi campi profughi è molto difficile. Ogni giorno rischiano di subire atti di violenza di genere o di sfruttamento, come la tratta di esseri umani o i matrimoni forzati. Con la recente diffusione del virus COVID-19, alcuni di questi problemi sono stati ulteriormente amplificati: i casi di violenza domestica contro le donne da parte di membri della famiglia, ad esempio, sono aumentati in modo significativo, trasformando la violenza di genere in una pandemia parallela al COVID-19.

La pandemia di Covid-19 mette in luce anche le carenze nei servizi sanitari e le misure necessarie per combattere il virus, poiché, nei campi profughi, il distanziamento sociale o buone pratiche di igiene sono praticamente impossibili e anche l’accesso alle strutture sanitarie è spesso limitato. Per le donne all’interno dei campi profughi, inoltre, è difficile anche avere accesso a un’adeguata igiene mestruale, in quanto la distribuzione di prodotti sanitari è carente. Purtroppo ciò mette ancora di più in evidenza quanto il benessere e la sicurezza delle donne e delle ragazze adolescenti siano ulteriormente aggravati dalla diffusione del virus.

Le madri single rifugiate in Bangladesh, tuttavia, non devono affrontare solo questi problemi di carenza nell’assistenza sanitaria e in altri servizi di base per loro e per i loro figli. In una società in cui i capofamiglia sono tradizionalmente rappresentati dagli uomini, le madri single Rohingya hanno difficoltà a crescere i loro figli in posizioni economicamente instabili. Affrontano, pertanto, una serie di difficoltà, dovendo assumere un ruolo che va spesso in conflitto con le idee culturali e religiose della società. Le madri single con bambini molto piccoli, sono spesso costrette a adempiere ai compiti che spetterebbero normalmente agli uomini, come uscire per reperire beni di prima necessità, legna da ardere o acqua.

Molte vedove, i cui mariti sono scomparsi o morti a seguito alla persecuzione subita in Myanmar, si trovano anche a adempiere al ruolo degli uomini sostenendo il benessere economico ed emotivo della famiglia. Oltre a proteggere le loro famiglie nel contesto di un campo profughi sovraffollato, è necessario che queste donne possano avere accesso a opportunità in grado di generare reddito. Tuttavia, per le donne all’interno dei campi profughi, tali opportunità spesso scarseggiano. La mancanza di opzioni disponibili per le donne Rohingya rende molto difficile per le madri single mantenere i propri figli, in un contesto in cui anche l’accesso all’assistenza all’infanzia e all’istruzione è limitato, e le ragazze Rohingya, specialmente durante la pubertà, affrontano molti ostacoli nell’accesso all’istruzione.

Inoltre, le donne affrontano grandi difficoltà anche ad accedere a un’adeguata assistenza per la salute sessuale e riproduttiva, che le pone in una posizione ancora più vulnerabile. Le donne Rohingya non ricorrono a servizi di salute sessuale e riproduttiva e, di conseguenza, molte nascite per tradizione avvengono nei rifugi dove vivono senza l’assistenza di operatori sanitari, evidenziando la necessità di avere servizi essenziali, insieme a servizi di salute materna, infantile e neonatale.

Tuttavia, la recente mobilitazione delle donne Rohingya per la pandemia di COVID-19 ha messo in luce l’incredibile forza di queste rifugiate: molte di loro stanno collaborando con UN Women per mobilitare le loro comunità e sensibilizzarle sul COVID-19.

È importante non dimenticare le difficoltà delle persone che affrontano situazioni difficili che impediscono loro di crescere i propri figli in ambienti sicuri. Le madri single rifugiate necessitano, quindi, di ulteriore assistenza per poter migliorare le loro condizioni, in modo da poter far fronte alle difficoltà che incontrano nella funzione genitoriale. Aumentare le opportunità per le donne e le ragazze di guadagnare un reddito ed avere un’istruzione è essenziale per aiutare a proteggerle dagli abusi e dallo sfruttamento, consentendo loro di essere in grado di fornire autonomamente un futuro migliore alle loro famiglie.

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