LE DIFFICOLTA’ DI RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO LGBT

In oltre 70 Paesi l’omosessualità è considerata illegale e, talvolta, può essere punita persino con la pena di morte. Le persone transgender sono spesso oggetto di abusi, rapimenti e omicidi, come dimostra la storia di Nadia, originaria dell’Iraq, un Paese in cui ha subito violenze da parte di una milizia estremista che ha preso di mira le persone transgender. Queste terribili realtà vanno contro i Principi di Yogyakarta del 2007, che affermano i diritti umani delle persone LGBTQI+.

I membri della comunità LGBTQI+, a causa delle leggi e delle violenze che mettono in pericolo le loro vite, si trovano spesso costretti a fuggire dai Paesi di origine o di residenza, alla ricerca di un luogo e di un ambiente più sicuro dove poter essere liberi di esprimere la propria identità ed esercitare i propri diritti senza persecuzioni. Lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, questioning e intersessuali si trovano in una condizione ancora più complessa di quella dei richiedenti asilo e rifugiati eterosessuali e cisgender.

Secondo una ricerca, le persone LGBTQI+ sopravvissute alle violenze a causa della loro identità, corrono un rischio più elevato di essere vittime di abusi sessuali, persecuzioni e tentativi di suicidio. Inoltre, i richiedenti asilo LGBTQI+ si trovano in una situazione di vulnerabilità che, insieme ai traumi generati dal percorso migratorio, richiede politiche appropriate che rispondano alle loro specifiche esigenze.

Tra le altre sfide che i richiedenti asilo appartenenti a questa comunità si trovano ad affrontare vi è la violenza omo- e transfobica da parte dei cittadini del Paese ospitante e degli altri richiedenti asilo e rifugiati. I rifugiati LGBTQI+ possono subire episodi di emarginazione che rendono più difficile la loro integrazione.

È quindi necessario che i Paesi ospitanti sviluppino un programma inclusivo di integrazione per le persone LGBTQI+. Tale programmazione deve prendere in considerazione l’eterogeneità della comunità LGBTQI+ e deve essere adattata per soddisfare le diverse esigenze che derivano da ciascuna identità o status. È anche importante tenere presente che i rifugiati LGBTQI+ potrebbero non aver ricevuto l’assistenza sanitaria adeguata di cui avevano bisogno a causa di omofobia, transfobia, isolamento o per i costi elevati. I bambini intersessuali potrebbero aver subito interventi chirurgici o altre procedure per allinearsi agli standard sociali che ruotano attorno ai generi. Le donne lesbiche, bisessuali o queer potrebbero spesso non avere informazioni disponibili sulla salute sessuale e riproduttiva e potrebbero essere state spesso sottoposte a violenza sessuale, mutilazioni genitali e matrimoni forzati. Gli uomini potrebbero essere affetti da problematiche riproduttive o sessuali, o da malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV.

Inoltre, i bisogni delle persone trans spesso non vengono presi in considerazione negli studi relativi alla salute riproduttiva, mostrando una mancanza di approcci trans-inclusivi. Come indicato dall’UNHCR, è quindi importante che gli operatori sanitari siano formati sulle esigenze dei richiedenti asilo e dei rifugiati LGBTQI+.

Sono stati fatti molti progressi nella lotta per i diritti e le libertà LGBTQI+ in tutto il mondo. Tuttavia, è necessario fare di più per i membri della comunità LGBTQI+ esposti a traumi, violenze e sfruttamento, come spesso accade per i richiedenti asilo e i rifugiati. I Paesi di accoglienza e di transizione  dovrebbero attuare programmi inclusivi di integrazione per le persone LGBTQI+ e affrontare le loro esigenze nel modo più efficace possibile.

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