La rotta migratoria delle Isole Canarie e il sistema di accoglienza

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Il Mediterraneo è uno dei confini più pericolosi al mondo. Solo nel 2020, 15.501 rifugiati e persone migranti sono morti o dispersi in mare lungo le esistenti rotte marittime verso l’Europa. Nel 2021, l’Europa ha continuato ad attuare politiche che emarginano le persone in cerca di rifugio, con pesanti ripercussioni dal punto di vista umanitario.

Secondo Judith Sunderland, vicedirettore della Divisione Europa e Centrale di Human Rights Watch, chiudere le frontiere e chiudere le rotte migratorie consuete porterà allo sviluppo di percorsi alternativi, spesso più rischiosi. I confini sempre più ristretti sulla costa meridionale dell’Europa hanno iniziato a erodere rotte consolidate attraverso il Mediterraneo, con rifugiati e persone migranti che intraprendono viaggi  verso le Isole Canarie. A seconda del punto di partenza, le imbarcazioni potrebbero dover percorrere fino a 1.500 Km per raggiungere l’arcipelago europeo. Nel tratto più breve, la traversata marittima dalla costa marocchina alle isole spagnole è di circa 100 km, con correnti particolarmente forti e pericolose. Secondo il Missing Migrants Project dell’OIM, nel solo 2020 almeno 849 persone hanno perso la vita o sono scomparse nel tentativo di raggiungere le Canarie e si ritiene che il bilancio delle vittime sia significativamente più alto. Infatti, l’ONG Caminando Fronteas ha stimato che oltre 1.800 persone sono morte nel tentativo di raggiungere le Canarie lo scorso anno. Questa traversata marittima è una delle più pericolose al mondo e tuttavia, a causa di confini sempre più serrati, persone migranti e rifugiati non hanno altre alternative e rischiano la vita.

Il sistema di accoglienza delle isole Canarie è vario. Il difensore civico per la Spagna ha apertamente criticato il sistema di accoglienza generale dell’arcipelago, chiedendo la chiusura immediata di uno dei siti principali, il campo di Arguineguín, poiché le condizioni di vita all’interno violano i diritti umani fondamentali. Tuttavia, sebbene la situazione nel campo sia stata riconosciuta come “deplorevole”, è stato deciso di lasciarlo aperto, in quanto tali condizioni non sono state ritenute come “criminali”. Nel campo di Las Raices, una ex struttura militare riconvertita a Tenerife, gruppi di sostegno alle persone migranti hanno criticato la mancanza di servizi e il sovraffollamento. Secondo Accem, un ente di beneficenza che opera nel campo, la polizia ha recentemente utilizzato proiettili di gomma per interrompere una rissa tra migranti per avere accesso alle scorte alimentari di base. Questo la dice lunga sulla situazione all’interno dei campi, poiché le condizioni di sovraffollamento e la mancanza di risorse sono all’ordine del giorno in tutto l’arcipelago. Il 24 marzo 2021, le ispezioni compiute nel campo hanno rilevato che ogni tenda ospitava più di 32 persone in spazi ristretti, rendendo impossibile il distanziamento sociale. Nel 2020, circa il 15% delle persone arrivate alle isole Canarie erano minori non accompagnati e molti sono stati ospitati in strutture per adulti senza un adeguato supporto o protezione. Non ostante le continue richieste di intervento per garantire il miglioramento delle condizioni di vita, visto che numeri continuano ad aumentare, non è stata intrapresa alcuna azione di questo tipo.

La tensione è alta sulle isole e l’accoglienza varia a seconda della regione e dell’ospitalità offerta dalla comunità locale. Durante le fasi iniziali della pandemia, il governo spagnolo aveva messo a disposizione dei rifugiati camere d’albergo libere per alleviare la pressione nei campi circostanti. Tuttavia, quando il contratto è terminato, molte persone hanno preferito vivere per strada piuttosto che tornare nei campi sovraffollati. Alcuni proprietari di hotel hanno continuato a gestire le strutture a proprie spese per garantire che le persone avessero accesso a servizi e risorse essenziali. Tuttavia, sono stati compiuti pochi progressi e non si è riusciti ad offrire una risposta coordinata a questa emergenza.

Mentre la narrativa presentata dai media e dal governo ha descritto la situazione come una crisi, secondo Estrella Galán, Direttore della Commissione Spagnola per i Rifugiati (CEAR), è importante ricalibrare il discorso e comprendere le cause strutturali che hanno causato il deterioramento della situazione attuale. Negli ultimi anni abbiamo assistito al continuo ritiro dell’UE dalle attività SAR nel Mediterraneo centrale, unito all’adozione di misure sempre più punitive nei confronti di coloro che cercano rifugio.

Migliaia di rifugiati e persone migranti sono costrette ad intraprendere viaggi pericolosi in cerca di salvezza e protezione. MOAS si impegna a sostenere l’implementazione di Vie Sicure E Legali, poiché coloro che cercano rifugio non dovrebbero mai essere costretti a rischiare la vita in mare. Siamo tutti esseri umani e, di conseguenza, le politiche migratorie dovrebbero essere guidate dalla compassione.

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