Impatto del cambiamento climatico in Bangladesh e l’importanza della riduzione del rischio da disastri

Con la rapida evoluzione del cambiamento climatico, il Bangladesh è stato spesso soggetto a eventi climatici estremi, come precipitazioni irregolari, inondazioni, siccità, innalzamento del livello del mare, cicloni, e infiltrazioni di salinità. Il paese è soggetto all’impatto del cambiamento climatico a causa di diversi fattori concomitanti: topografia piatta e bassa; posizione geografica svantaggiata; alta densità di popolazione; alti livelli di povertà; dipendenza di molti mezzi di sussistenza da settori sensibili al clima, in particolare l’agricoltura e la pesca. La maggior parte del Bangladesh si trova a meno di dieci metri sul livello del mare, e quasi il dieci per cento del paese al di sotto un metro, cosa che lo rende estremamente vulnerabile all’innalzamento delle maree.

Pertanto, l’impatto del cambiamento climatico ha diversi effetti:

  1. Aumento delle inondazioni, sia in termini di estensione che di frequenza, associate all’innalzamento del livello del mare, a maggiori precipitazioni monsoniche e a un aumentato scioglimento dei ghiacciai.
  2. Maggiore vulnerabilità ai cicloni e alle tempeste
  3. Aumento dello stress da umidità durante i periodi secchi, con conseguente aumento della siccità
  4. Aumento delle infiltrazioni saline
  5. Temperature massime sempre più alte

Tali conseguenze potrebbero rivelarsi estremamente dannose per l’ambiente, lo sviluppo e la popolazione del Bangladesh. È stato stimato che, entro il 2050, una persona su sette in Bangladesh sarà sfollata a causa del cambiamento climatico. Secondo il Rapporto Globale sullo Sfollamento Interno 2021, pubblicato a maggio dall’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC – Centro di Monitoraggio dello Sfollamento Interno – ndt) circa 4,4 milioni di persone sono state sfollate internamente in Bangladesh l’anno scorso, in gran parte a causa di calamità naturali, tra cui cicloni e inondazioni monsoniche.

Dal punto di vista economico, le inondazioni hanno un effetto enorme sull’agricoltura, provocando la perdita di raccolti e di reddito; cosa che ha un effetto a catena sulla capacità del paese di avere sufficienti riserve di cibo. Il Bangladesh si affida in larga misura al sostegno delle ONG e delle agenzie delle Nazioni Unite per affrontare questi problemi, ma sta anche cercando di gestire questi rischi e di attenuarli a livello nazionale.

Inoltre, l’impatto del cambiamento climatico e delle inondazioni si traduce in un aumento dei casi di annegamento mortali. L’annegamento è infatti un grave problema di salute pubblica in Bangladesh e costituisce una seria minaccia alla sopravvivenza dei bambini nel Paese, essendo la principale causa di morte tra la popolazione di età compresa tra 1 e 17 anni. Secondo l’ultimo rapporto diffuso dal MOAS, questa minaccia si estende ai giovani Rohingya che vivono nei campi profughi di Cox’s Bazar.

Riduzione del Rischio di Disastri (Disaster Risk Reduction -DRR)

Per mitigare e rispondere ai rischi causati dal cambiamento climatico (e non solo) il governo del Bangladesh ha messo in atto il Piano Nazionale per la Gestione dei Disastri (National Plan for Disaster Management o NPDM) 2021-25 , che si basa sui quattro principi chiave adottati dal Sendai Framework for Disaster Risk Reduction (SFDRR – Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri) e la Standing Order on Disaster (SOD – Ordinamento permanente sui Disastri), che sono:

  1. Prepararsi a garantire che siano adottati provvedimenti adeguati a livello nazionale, regionale e comunitario per combattere le situazioni avverse;
  2. Allerta e allarme precoce per predisporre una preparazione efficace al fine di salvare la vita, la proprietà e gli oggetti di valore dai pericoli in arrivo;
  3. Risposta di emergenza per intervenire nelle aree colpite da eventi naturali avversi;
  4. Riabilitazione, ricostruzione e ripresa per garantire che la situazione avversa possa essere affrontata.

Essenzialmente, si tratta di un approccio sistematico per identificare, valutare e ridurre i rischi di un disastro. Quindi, qualunque sia la causa della calamita’ – l’uomo, la natura, il clima – l’obiettivo è cercare di ridurre la vulnerabilità ai disastri delle comunità, siano esse socio-economiche o fisiche.

Secondo quanto diaffermace un esperto tecnico del MOAS (MOAS technical expert) in Bangladesh, “l’approccio di MOAS al DRR è abbastanza unico perché ci sono molti attori coinvolti nel tentativo di ridurre il rischio, ma sono pochissimi quelli impegnati nel cercare di affrontare il rischio residuo – una volta che è stato ridotto – e nel costruire la resilienza della comunità. C’è sempre un intervallo temporale tra l’impatto dell’evento e l’arrivo dei soccorritori e in quel frangente gli unici in grado di intervenire sono i membri della comunità. Ciò che abbiamo fatto quindi è stato collaborare con le agenzie Onu e i volontari CPP sul campo e quelli della comunità ospitante per provare a migliorare le loro competenze in modo che siano meglio preparati a gestire gli effetti di un disastro e a ridurre il cosiddetto disaster gap, ovvero il lasso di tempo tra il verificarsi dell’evento e l’arrivo di aiuti organizzati.”

Water Safety training e risposta al fuoco

In risposta all’elevato numero di incidenti legati all’acqua durante la stagione dei monsoni e dei cicloni a Cox’s Bazar, dal 2019 MOAS fornisce la propria esperienza e consulenza tecnica per l’organizzazione di corsi di “Flood and Water Safety Training”. I corsi formano i rifugiati Rohingya e i membri della comunità ospitante ad agire come primi soccorritori in caso di emergenza legata all’acqua. Ai partecipanti vengono inoltre insegnati metodi per gestire le conseguenze delle inondazioni e salvare vite, nonché come operare in sicurezza all’interno di ambienti inondati ed eseguire salvataggi utilizzando “throw-bags” per estrarre dall’acqua le persone in difficoltà. Volontari selezionati vengono scelti anche per la formazione dei formatori e ricevono un’istruzione aggiuntiva che consente loro di impartire il corso ad altri gruppi di volontari nelle loro aree, garantendo che lo sviluppo delle competenze e la conservazione continui all’interno della comunità. Inoltre, la partecipazione di formatori della comunità Rohingya garantisce anche la comprensione culturale e linguistica all’interno del più ampio progetto di sensibilizzazione. Da quando il programma è stato istituito nel 2019, sono stati formati oltre 3000 volontari per la sicurezza in acqua e sono stati raggiunti risultati nel salvare vite: a luglio la vita di un ragazzo è stata salvata dall’annegamento da uno dei volontari addestrati da MOAS.

Oltre a questo, MOAS sta anche avviando alcuni progetti sulla sicurezza antincendio e risposta al fuoco, un altro grave fattore di rischio all’interno dei campi per rifugiati.

Considerazioni finali
Dal 2017 MOAS opera in Bangladesh, fornendo aiuti e assistenza ai rifugiati Rohingya. Siamo ansiosi di espandere i nostri progetti per la riduzione del rischio da disastri nei campi profughi e nella comunità ospitante. Siamo anche desiderosi di implementare la rete di primi soccorritori, e fornire loro le competenze e le attrezzature per effettuare il salvataggio in modo sicuro. Se abbiamo un numero consistente di volontari addestrati, speriamo che ci sia sempre qualcuno nei paraggi in caso di bisogno per salvare vite.

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Traduzione di Alessandra Sisti

 

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