Il 4° anniversario dell’esodo dei rifugiati Rohingya e il lavoro di MOAS

Il 25 agosto ricorre “giornata della memoria del genocidio dei Rohingya”. Questa data viene spesso accolta con preghiere silenziose nei campi profughi Rohingya nel distretto di Cox’s Bazar: il popolo Rohingya ricorda coloro che hanno perso la vita nei tragici eventi del 2017, quando l’esercito del Myanmar ha attaccato le loro comunità dando vita ad un esodo di persone in fuga attraverso il confine con il Bangladesh. Più di 900.000 profughi vivono ora nei campi della provincia di Cox’s Bazar in Bangladesh, ad oggi il più grande insediamento di rifugiati al mondo. Circa la metà dei rifugiati sono bambini.

Lo stato di Rakhine, dove il popolo Rohingya vive da generazioni, ha una storia radicata nella violenza etno-religiosa. Il governo del Myanmar ha discriminato i Rohingya in quanto non è stata concessa loro la cittadinanza e sono stati conseguentemente trattati come apolidi. Sia nel 2012 che nel 2016, le violente azioni contro il gruppo etnico hanno portato allo sfollamento delle comunità e molte persone sono fuggite nei paesi vicini. Tuttavia, la violenza ha raggiunto il picco nell’agosto 2017, quando l’esercito del Myanmar ha perpetrato gravi violazioni dei diritti umani contro il popolo Rohingya. Migliaia di persone sono fuggite a piedi o in barca per raggiungere il Bangladesh, il cui governo ha mantenuto aperto il confine con il Myanmar e i cui villaggi hanno accolto generosamente i nuovi arrivati.

In Myanmar, dopo il recente colpo di stato, i diritti umani della comunità Rohingya non vengono rispettati e i militari probabilmente continueranno con le loro azioni oppressive nei loro confronti nonostante le pressioni internazionali. In queste condizioni, i rifugiati Rohingya apolidi rimangono nel campo profughi più densamente popolato del mondo senza avere alcuna certezza sul loro futuro.

Il lavoro di MOAS per supportare i Rohingya

In risposta alla crisi del 2017, il 3 settembre MOAS ha avviato le sue operazioni in Bangladesh. Dopo aver condotto un’approfondita valutazione delle esigenze connesse alla crisi umanitaria in corso, MOAS ha riscontrato una grave carenza di cibo ed ha utilizzato la sua nave – la Phoenix – per consegnare 40 tonnellate di aiuti umanitari al governo del Bangladesh. Il team sul campo di MOAS ha quindi istituito due stazioni di soccorso o centri sanitari primari per servire i campi profughi e la comunità ospitante a Shamlapur e Unchiprang. I nostri medici, infermieri, ostetriche e farmacisti hanno curato oltre 90.000 persone entro novembre 2018.

Le sfide a cui è esposta la comunità Rohingya sono vaste e sfaccettate e sono particolarmente esacerbate dalle condizioni nei campi. I rifugi sono spesso realizzati con bambù di scarto e teloni che possono divenire particolarmente pericolosi in quest’area del Bangladesh, spesso soggetta a inondazioni. La stagione dei monsoni dura da giugno a ottobre e le forti piogge e le tempeste possono causare problemi enormi nei campi profughi. Oltre ai danni alle infrastrutture, la stagione delle piogge aumenta i rischi di annegamento e aggrava anche il rischio di malattie (incluse malaria, dengue ed epatite) poiché vengono compromesse anche le strutture igienico-sanitarie presenti nei campi profughi.

Nel 2019, MOAS si è concentrata sulla fornitura di una formazione specialistica in materia di inondazioni e sicurezza idrica – il Flood and Water Safety Training – ai rifugiati e ai volontari della comunità ospitante per permettere loro di rispondere alle emergenze in aree difficili da raggiungere. Il training, per il quale MOAS fornisce la propria consulenza tecnica, inoltre, implementa la capacità di risposta in caso di emergenza da parte della comunità di rifugiati, che sono in grado di intervenire rapidamente durante la stagione dei monsoni. Durante le recenti forti piogge ed inondazioni, la vita di un giovane ragazzo è stata salvata da un volontario che aveva ricevuto la formazione e le attrezzature dal MOAS, costruendo la resilienza della comunità: le vite possono essere salvate.

Insieme alle inondazioni monsoniche, gli incendi sono una delle minacce più pericolose per le infrastrutture e la sicurezza nei campi profughi. Per questo, MOAS sta lavorando per rispondere alla necessità di una lotta antincendio sicura ed efficace.

Considerazioni finali

Mentre MOAS riflette sugli eventi degli ultimi 4 anni, continuiamo e continueremo a sostenere i rifugiati insieme ai nostri partner mentre chiediamo dedizione nella ricerca di soluzioni a lungo termine per garantire i loro diritti fondamentali.

MOAS continuerà a lavorare e collaborare con i nostri partner per fornire aiuto e competenze tecniche alle comunità più vulnerabili nel mondo che necessitano di assistenza umanitaria. Per salvare vite umane e scongiurare un ulteriore peggioramento della situazione, MOAS ha bisogno del tuo sostegno per continuare con la formazione su Flood and Water Safety Training.

 

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