Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: il tema degli sfollati interni

L’ultima domenica di settembre la comunità cristiana celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR), istituita dal Vaticano per riflettere sulle sfide e sulle opportunità che le migrazioni comportano.

L’edizione di quest’anno verte sul tema “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire”, ed è dedicata alla cura pastorale degli sfollati interni, la cui condizione è stata definita dal Papa “un dramma spesso invisibile, che la crisi mondiale causata dalla pandemia di COVID-19 ha esasperato.”

Chi sono gli sfollati interni?

Secondo i Principi Guida Delle Nazioni Unite, gli sfollati interni (Internal Displaced People) sono “persone o gruppi di persone che sono state costrette a lasciare le loro case o luoghi di residenza abituale a causa di situazioni di violenza, violazioni dei diritti umani o naturali, o a causa di conflitti armati, ma che non hanno attraversato un confine nazionale.”

Questi sfollati sono esposti ad alti livelli di vulnerabilità, in quanto soggetti al rischio di attacchi e sono spesso privati dei diritti fondamentali come la casa, l’accesso al cibo o i servizi sanitari essenziali. Gli sfollati interni che fuggono dai conflitti di solito restano bloccati nelle zone di conflitto o in loro prossimità, vittime del fuoco incrociato e a rischio di venire usati come pedine, bersagli, o scudi umani.

Una delle maggiori difficoltà che gli sfollati interni affrontano è il mancato riconoscimento legale del loro status: le persone evacuate con la forza dalle proprie case – che non riescono, o decidono di non attraversare un confine – legalmente non possono essere considerate come rifugiati (status riconosciuto dalla comunità internazionale), pur condividendo le stesse difficoltà con questi ultimi.

Gli sfollati interni sono molto numerosi nel mondo, circa 50,8 milioni di persone nel 2019. Tra questi, 8,5 milioni si trovano in tale condizione a causa dei conflitti e delle situazioni di instabilità che affliggono molti Paesi, mentre 24,9 milioni sono vittime di disastri naturali.

Il maggior numero di sfollati a causa dei conflitti si trova in Siria, Repubblica Democratica del Congo ed Etiopia, che contano ciascuno oltre un milione di IDP. India, Filippine e Bangladesh hanno registrato invece il maggior numero di sfollamenti causati da disastri naturali, con oltre 4 milioni per Paese.

La situazione in Yemen e Bangladesh: il lavoro di MOAS

Lo Yemen è uno dei Paesi con i più alti numeri di sfollati, principalmente a causa del conflitto in corso, cominciato nel 2015. A dicembre 2019, sono stati registrati circa 3.635.000 sfollati interni, numeri oggi in aumento a causa dell’escalation della guerra, in un Paese colpito anche da forti piogge e alluvioni.

In Bangladesh, nel 2019, i disastri naturali hanno lasciato senza casa 4.086.000 persone. La devastazione causata dalle alluvioni durante la stagione monsonica colpisce intere comunità e regioni nel Paese, specialmente al nord.

Dal 2019 abbiamo consegnato in Yemen 3 spedizioni di alimenti terapeutici e 2 spedizioni di medicinali, destinati ad aiutare i bambini affetti da malnutrizione nelle comunità più colpite dalla crisi.

La nostra missione in Bangladesh aiuta i rifugiati e le persone che vivono nel distretto di Cox’s Bazar ad affrontare i disastri causati dalle forti alluvioni che ogni anno colpiscono il Paese. Per questo motivo, nel 2019 MOAS ha avviato il “Flood and Water Safety Training” per formare volontari in grado di rispondere prontamente alle emergenze causate dalle piogge e a gestire gli effetti delle inondazioni evitando tante morti per annegamento.

CONCLUSIONI

In linea con le priorità di programmazione delle Nazioni Unite, MOAS risponde alle esigenze degli sfollati interni, dei rifugiati e di tutte le comunità più vulnerabili al mondo. Come ha affermato Papa Francesco nell’Angelus del 23 agosto scorso:

“Il Signore ci chiederà conto di tutti i migranti caduti nei viaggi della speranza.

Sono stati vittime della cultura dello scarto.”

La cultura dello scarto citata dal Papa fa sì che la società non si curi dei problemi delle persone migranti e vulnerabili, preferendo negare, piuttosto che affrontare, le avversità che le comunità più fragili vivono ogni giorno. MOAS, invece, opera attivamente per contrastare questo atteggiamento e cerca di assistere in ogni modo le comunità in crisi in tutto il mondo, per alleviarne le sofferenze.

 

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