Emergenza Umanitaria in Bangladesh. MOAS: impressioni durante la visita sul campo

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Martedì 10 Ottobre 2017 Regina Catrambone, Co-Fondatrice e Direttrice MOAS, è arrivata in Bangladesh per una visita sul campo con l’obiettivo di verificare i progressi della missione umanitaria mirata a fornire assistenza medica e aiuti ai rifugiati Rohingya che sono arrivati a migliaia attraversando la frontiera col Myanmar dal 25 Agosto 2017.

Durante la sua permanenza Regina ha visitato i campi e gli insediamenti improvvisati creatisi lungo la frontiera fra Myanmar e Bangladesh nell’area di Cox’s Bazar oltre a partecipare a incontri diplomatici nella capitale Dhaka e al lancio della prima MOAS Aid Station nel villaggio di pescatori di Shamlapur. Di seguito vi raccontiamo quello che Regina ha constatato durante la permanenza in Bangladesh.

Contesto: Una emergenza umanitaria

Da fine Agosto oltre 600.000 Rohingya hanno oltrepassato la frontiera col Bangladesh che il Primo Ministro Sheikh Hasina ha aperto dando prova di grande umanità. Queste persone si sono sommate alla preesistente popolazione di Rohingya che si erano già insediati nell’area in seguito ai due principali esodi degli anni 70 e 90. Si stima che attualmente i numerosi campi profughi attorno Cox’s Bazar ospitino dalle 800.000 al milione di persone.

Le principali necessità della comunità riguardano l’assistenza medica e gli aiuti alimentari oltre alla riabilitazione e al sostegno psico-sociale. La rapida crescita dei campi e le sfide logistiche nell’area hanno reso particolarmente complicata la fornitura di servizi da parte della comunità internazionale a vari livelli.

Sopralluoghi e condizioni nei campi

Il sopralluogo è iniziato con una visita al villaggio di pescatori di Shamlapur, una piccola comunità lungo la costa del Golfo del Bengala, che ha recentemente accolto i rifugiati in arrivo. Vista la distanza fra i campi principali e i numeri relativamente ridotti, pochi aiuti sono destinati a quest’area. Pertanto MOAS ha subito individuato una opportunità di fornire servizi estremamente necessari a questa comunità isolata. Proprio a Shamlapur, infatti, MOAS ha deciso di creare la prima Aid Station.

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Dopo Shamlapur, il team ha visitato altri insediamenti nell’area circostante per verificare le condizioni e i bisogni all’interno delle varie comunità. La visita a Unchiprang dove vivono circa 400.000 persone ha messo in luce il bisogno di fornire servizi medici. In particolare c’è bisogno di cure pediatriche e per la salute materna per proteggere da malattie e malnutrizione le persone più vulnerabili, vale a dire i tanti bambini -che costituiscono oltre il 60% dei rifugiati- e le loro madri – molte delle quali sono incinte o in fase di allattamento. Proprio Unchiprang è stata scelta come potenziale località per la seconda MOAS Aid Station da inaugurare nelle prossime settimane.

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Viste le condizioni del campo di Unchiprang caratterizzato da sovraffollamento, carenza di un adeguato sistema fognario e posizionato in una vallata, le misure sanitarie rimangono prioritarie mentre le malattie trasmissibili rappresentano uno dei principali rischi. Subito dopo, Regina si è spostata verso est verso la frontiera dove si trovano i campi più grandi. Kutupalong, il campo più antico fondato nel 1978, ospita i Rohingya fuggiti durante tutti e tre gli esodi. Attualmente Kutupalong è il più grande di tutti gli insediamenti registrati e conta 100.000 abitanti, estendendosi a sud fino a toccare il secondo campo per grandezza, quello di Balukhali. Balukhali è un campo non registrato ufficialmente dove fino a qualche settimana fa c’era solo la giungla, ma che adesso si è rapidamente trasformato in una grande città fatta di tende.

Questi due campi insieme assorbono la maggior parte degli aiuti umanitari devoluti al Bangladesh dalla comunità internazionale, oltre ad essere al centro della strategia nazionale del governo bengalese. Tuttavia, la portata della crisi rende molto complicata una distribuzione sistematica e capillare di servizi nei vari insediamenti. Col passaggio da decine di migliaia a centinaia di migliaia di residenti in poche settimane accedere alle infrastrutture e ai servizi è stato estremamente difficile.

La risposta di MOAS

MOAS ha reagito velocemente ai report sull’ondata iniziale di arrivi e stabilito la propria sede di Cox’s Bazar il 3 Settembre 2017. Dopo un’attenta valutazione delle esigenze all’interno della comunità locale e un appello alla comunità internazionale affinché si mobiliti per dare assistenza, MOAS ha cominciato a importare generi alimentari da distribuire nelle stazioni di aiuto centralizzate oltre a creare le proprie Aid Station in prossimità degli insediamenti Rohingya più remoti. Viste le difficoltà in termini di risorse e infrastrutture a causa dei tanti arrivi in comunità di piccole dimensioni, abbiamo deciso che le Aid Station daranno assistenza medica alla comunità bengalese locale oltre ai rifugiati Rohingya.

Il 14 Ottobre, un mese dopo l’inizio del progetto, Regina ha inaugurato ufficialmente la Aid Station di Shamlapur col sostegno dei leader locali, regionali e del personale militare oltre alla comunità Rohingya in loco. Durante la prima settimana la clinica ha permesso di visitare 1.500 pazienti ed è divenuta il punto di riferimento per chi ha bisogno di assistenza, consulenza e cure mediche nell’area in questione.

Lo schema della Aid Station sarà replicato nei vari insediamenti, fornendo servizi diversi a seconda delle esigenze locali. Per saperne di più sui servizi forniti dalla Aid Station, sui pazienti che curiamo e la tipologia di attività svolte, guarda la nostra prossima uscita sul blog: “All’interno di una MOAS Aid Station”

Quando pensiamo a questo sopralluogo l’orgoglio per le attività e i risultati raggiunti viene parzialmente oscurato dall’assoluta e disperata indigenza in cui versano i destinatari dei nostri aiuti. MOAS è impegnato a fornire cure mediche essenziali, con particolare attenzione per la salute dei bambini e delle madri, ed è ben consapevole che bisogna fare ogni giorno di più.

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