Afghanistan: che cosa è successo e che cosa succederà?

In soli 10 giorni, i talebani hanno invaso l’Afghanistan dopo che la maggior parte delle forze di sicurezza si è arresa ed è fuggita nei paesi vicini. Dopo aver conquistato la capitale il 6 agosto, i talebani hanno ottenuto il controllo di Kabul entro il 15 agosto e, con un’avanzata così rapida, in tutto il paese migliaia di persone sono fuggite dalle loro case dirigendosi verso i confini. A seguito del rapido deterioramento della sicurezza in Afghanistan, 60 nazioni hanno chiesto il mantenimento dell’ordine civile per facilitare la partenza sicura ed ordinata degli afgani che desideravano lasciare il Paese. Nonostante questo, le scene strazianti all’aeroporto di Kabul, dove le persone hanno messo a rischio la loro vita aggrappandosi all’esterno degli aerei mentre i talebani sparavano colpi di arma da fuoco, mostrano una cruda realtà di violazione dei diritti umani. La situazione in Afghanistan continua ad essere estremamente tesa e il mondo assiste all’ascesa del governo talebano.

I civili sono stati sfollati ed il trasporto di cibo, i servizi di comunicazione e le strutture sanitarie sono state colpite durante i combattimenti e durante l’esodo di massa di chi lasciava l’Afghanistan. Dal ritiro americano, i talebani hanno stabilito il controllo quasi completo sulle province del Paese ed hanno avviato negoziati internazionali in quanto rappresentanti del nuovo Emirato Islamico dell’Afghanistan.

Il governo talebano ha già iniziato ad imporre restrizioni per le donne: l’ex ministero degli affari femminili a Kabul è stato rinominato ‘ministero per la prevenzione del vizio e la promozione della virtù’. Ci sono state segnalazioni di un ritorno alla sottomissione delle donne in Afghanistan, le immagini che ritraevano donne sui murales sono state imbiancate, mentre attiviste ed accademiche sono state minacciate e a molte donne è stato detto di non tornare al lavoro. Diverse giornaliste afgane hanno dovuto distruggere le tracce della loro identità e il loro lavoro durante la presa del potere da parte dei talebani. Più in generale, mentre i talebani hanno promesso che i media possono lavorare a patto di rispettare i valori islamici, nei fatti le nuove regole stanno reprimendo la libertà di espressione, con i giornalisti costretti ad autocensurarsi per paura di rappresaglie. Nel primo briefing con la stampa da quando hanno stabilito il controllo, un portavoce dei talebani ha affermato che i diritti delle donne sarebbero stati rispettati “nel quadro della legge islamica”, ma ci sono già stati resoconti strazianti che contraddicono tali affermazioni. I talebani hanno di fatto bandito le ragazze dall’istruzione secondaria, ordinando di riaprire le scuole superiori solo per i ragazzi. Questa decisione riecheggia la tattica utilizzata dai talebani negli anni ’90 per escludere le ragazze dalla scuola senza emettere un divieto formale, sostenendo che è troppo pericoloso per le ragazze frequentarla in questo momento.

La vincitrice del premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, colpita a soli 15 anni dai talebani durante una campagna per l’istruzione delle ragazze in Pakistan, ha avvertito che l’interpretazione dei talebani della legge della sharia potrebbe mettere in pericolo la sicurezza delle donne e delle ragazze nel Paese.

Al di là dell’attuale conquista da parte dei talebani, ci sono fattori interconnessi alla base del deterioramento delle condizioni socioeconomiche del paese. Nel 2020, quasi 100 milioni di persone hanno dovuto affrontare una grave insicurezza alimentare a causa del conflitto, rispetto ai 77 milioni del 2019. Le conseguenze umanitarie di questa transizione militare e governativa saranno vaste e multidimensionali, con la pandemia di Covid in corso, la crisi climatica e le tensioni che peggiorano la situazione. Le violazioni dei diritti umani, l’iniquità nella distribuzione dei vaccini e le disuguaglianze aggravate dovute al conflitto non faranno altro che espandere ulteriormente le richieste umanitarie. Oltre 2.000 strutture sanitarie si sono viste costrette a chiudere poiché i tagli agli aiuti umanitari hanno fatto sì che più di 20.000 operatori sanitari non lavorassero più o lavorassero senza essere pagati. L’Afghanistan è anche cronicamente esposto a disastri naturali: le conseguenze di tali eventi climatici si fanno sentire più profondamente e gli attori umanitari che lavorano in loco -e la cui futura presenza è attualmente incerta- dovranno lavorare duramente su diversi fronti.

Secondo la FAO, le province di Hirat, Badghis e Ghor hanno dovuto affrontare gravi siccità e c’è stata una marcata riduzione della produzione alimentare in diverse altre regioni. Quest’anno si prevede che 16,9 milioni di persone vivranno entro livelli di emergenza di insicurezza alimentare, quasi un bambino su due sotto i cinque anni sarà a rischio di malnutrizione acuta. Il cambiamento climatico e il degrado ambientale possono aggravare le crisi umanitarie e alimentare i conflitti, influenzando sia l’inizio che la durata delle controversie in quanto possono portare a una privazione endemica di beni all’interno delle comunità. L’accesso umanitario nella regione sarà probabilmente estremamente teso poiché i governi agiranno per limitare i fondi in Afghanistan e organismi internazionali come il Fondo monetario internazionale (FMI) hanno affermato che l’Afghanistan non sarà più in grado di accedere alle risorse dei finanziatori.

 

Conclusione e processo di costruzione di pace

Le condizioni umanitarie in Afghanistan sono estremamente precarie. A cause dell’instabilità socioeconomica e dello sfollamento di massa le organizzazioni umanitarie devono ora affrontare grandi sfide operative e logistiche per raggiungere le persone in difficoltà. Noi di MOAS continuiamo a chiedere l’implementazione di ulteriori programmi di reinsediamento per coloro che desiderano lasciare l’Afghanistan. Abbiamo già visto l’istituzione di alcuni schemi internazionali, incluso il programma quinquennale del Regno Unito che si concentra sul sostegno alle donne e fornisce rifugio a un massimo di 20.000 persone. È imperativo che gli attori umanitari continuino a cercare di sostenere le comunità più vulnerabili e il sostegno ai rifugiati dovrebbe essere esteso a livello internazionale per garantire #VieSicureELegali a coloro che fuggono dal nuovo regime. Inoltre, dobbiamo trasformare le parole in azioni concrete e lavorare insieme come comunità internazionale per proteggere i diritti delle donne e fornire percorsi sicuri a coloro che vedono violati i propri diritti.

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